Gianni Pennacchi
da Roma
«Questo è un assaggio di ciò che ci potrebbe capitare se vincesse la sinistra!», ha tuonato in tarda serata dalla tribuna della Fiera, accusando la stampa che «sta dando prova di regime schierandosi massicciamente con il centrosinistra», quellUnione «delle tasse e delle illibertà che vorrebbe ridurci al silenzio». Già, il silenzio televisivo che Silvio Berlusconi aveva dovuto digerire in tarda mattinata, dopo ore convulse ed agitate che hanno alimentato una nuova polemica al calor bianco.
Il riassunto della giornata lo ha fatto lo stesso premier alla platea dei suoi, coi toni e la sintesi del bollettino di guerra: «Oggi il Tg5 invita Berlusconi e Prodi a un confronto libero dalle rigide regole decise dalla Commissione di vigilanza Rai. Prodi rifiuta, e il Tg5 apre alla presenza di qualunque altro leader della sinistra, che però non si fanno neppure trovare». A questo punto, «il Tg5 chiede ai direttori dei giornali della sinistra di venire, ma scoppia un polverone e lassociazione dei giornalisti italiani intima a tutti i giornalisti di non presentarsi». E come non bastasse, «si riunisce il comitato di redazione del Tg5 che minaccia lo sciopero nel caso in cui il presidente del Consiglio si presenti in televisione». Trattasi «di un assaggio di ciò che potrebbe capitare se vincesse la sinistra», ha concluso.
Era furibondo per aver dovuto rinunciare a Terra!, il settimanale di approfondimento del Tg5, e nel comizio è partito lancia in resta: «La sinistra mette in atto dei polveroni affinché il leader della Cdl non possa andare in tv se non con quelle regole che lo costringono a dire solo il 10% di quello che avrebbe da dire, spiegando agli italiani le cose fatte e il programma. E ciò, perché il confronto sarebbe negativo per loro». Ancora contro la par condicio, che secondo Berlusconi produce iniquità. «Volete sapere quante volte sono andati in tv i signori della sinistra?», ha apostrofato sciorinando: «Tra marzo e questi primi giorni di aprile, Fassino 25, Rutelli 18, DAlema 7, Prodi 9, Bertinotti 19». A ogni nome e numero salzava un mare di fischi come allo stadio per la formazione della squadra avversaria, tramutatosi in boato quando dopo una pausa ad effetto ha scandito: «Berlusconi 3!».
Ha denunciato lassedio e gli attacchi dei quali si sente vittima: «Sono preoccupato per come si sta realizzando lalleanza tra grandi gruppi di potere, le grandi banche proprietarie dei giornali che preparano i titoli prima ancora che accadano gli avvenimenti». La guerra che più lo ferisce è appunto quella mediatica, e il leader di Forza Italia ne ha fornito un esempio coi resoconti del duello televisivo con Romano Prodi di lunedì scorso: «Tutti i grandi giornali italiani hanno mentito, tutti hanno avuto lo stesso titolo: il dibattito si è chiuso alla pari». Ancora un esempio? Per quellespressione decisamente volgare usata il giorno prima allassemblea della Confcommercio, «questi giornali hanno ancora cambiato la realtà, accusando il presidente del Consiglio di aver offeso».
Larmata di sfondamento sta nei media, in quella «stampa che sta dando prova di regime schierandosi massicciamente con il centrosinistra e contro la Cdl», ha insistito Berlusconi spiegando al popolo forzista: «In Italia è impossibile fare libero giornalismo. Le redazioni sono state riempite di giornalisti di sinistra, tant'è che nessun aiuto al governo è venuto dalle cosiddette tv commerciali. Gramsci disse che per conquistare l'Italia bisognava passare per la conquista delle casematte del potere. Ora loro controllano i patronati, la cultura, il cinema, il teatro, le grandi banche. E gli amministratori delegati di queste grandi banche vanno a votare alle primarie per il candidato premier dell'Unione...».
Ieri mattina si era diffusa la voce che il premier avrebbe partecipato a Terra! ed egli stesso lo ha poi confermato al microfono di Rtl 102,5. «Avrò contro giornalisti di sinistra così non violerò la par condicio», ha precisato raccontando: «Sono stato invitato da un programma di Mediaset, l'invito è stato rivolto anche a Prodi che ha rifiutato. La sinistra ha messo in campo una struttura comunicativa che si è dimostrata finora vincente per loro. Con questa loro strategia io non sono potuto andare in nessuna trasmissione televisiva, proprio nel cuore della campagna elettorale. Abbiamo così informato l'Authority che ha riconosciuto che questo comportamento non era corretto e che ha detto che l'invito poteva essere rivolto anche ad altri leader, questi ultimi hanno però rifiutato.
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