Vittoria a metà, per Abelli tira aria di dimissioni

Solo poche settimane fa, nel pieno dell’inchiesta giudiziaria che aveva coinvolto la moglie Rosanna Gariboldi, Giancarlo Abelli aveva anticipato il suo futuro politico. Il parlamentare del Pdl, già potente assessore alla Solidarietà sociale, non aveva nascosto le sue ambizioni: tornare al Pirellone con un incarico di peso, convinto - diceva in un’intervista al Giornale - dalla sua gente e dalla volontà espressa dal territorio. «Ho ricevuto spinte da molte parti perché io mi ricandidi alle prossime regionali - le sue parole - e credo che lo farò». E così è andata. Giancarlo Abelli, classe 1941, ha corso nella «sua» Pavia. Dove era convinto di poter raccogliere consensi sufficienti a esercitare la sua golden share sul governatore Roberto Formigoni, e ottenere un ruolo di primo piano nella prossima giunta. La realtà, però, non è stata all’altezza delle attese. Abelli, infatti, ha ottenuto 8.606 preferenze, sufficienti a entrare in consiglio regionale. Politicamente, però, quanto vale questo risultato? Non abbastanza, se si considera che il consigliere più votato è stato il leghista Angelo Ciocca, che sempre a Pavia ha sfiorato i 19mila voti. Improbabile che a pesare sulle sorti elettorali del parlamentare sia stata l’inchiesta della Procura. Vero che l’indagine sui fondi neri legati alla bonifica del quartiere Santa Giulia era arrivata fino alla moglie Rosanna Gariboldi, che ha patteggiato una pena di 2 anni.E vero anche che, nelle carte, il nome di Abelli compariva per l’amicizia con l’imprenditore Giuseppe Grossi, poi arrestato. Ma Abelli è stato solo sfiorato dall’inchiesta, senza che alcuna accusa gli sia stata mossa dai magistrati. «In questa vicenda - aveva detto ancora al Giornale - non ho mai avuto alcun ruolo». Più probabile, quindi, che siano stati i due anni alla Camera ad averlo allontanato proprio dal «suo» territorio e dalla «sua» gente.
Così, quello che poteva essere tranquillamente considerato un buon risultato elettorale, viene invece letto come una vittoria dimezzata.

O - peggio - una sconfitta, considerando lo spessore del candidato, che due anni fa lasciò la Regione da braccio destro di Formigoni per andare a sedersi in Parlamento. Per questo, Abelli sembra ora intenzionato a rinunciare ancora una volta al Pirellone, scegliendo Roma. Questa volta, forse, definitivamente.

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