Muore il nonno e la sfrattano. Ma lei, la ventiquattrenne milanese che da cinque anni abitava in quella casa con i nonni paterni, e che si è auto-aumentata laffitto, non se ne vuole andare. Ieri ci si è barricata dentro, una resistenza ad oltranza messa in atto con laiuto del padre, che con quattro taniche di benzina ha minacciato di far saltare labitazione. Si tratta di uno dei 53 prefabbricati a un piano - di proprietà comunale - che agli inizi degli anni Cinquanta furono donati dalla ditta svedese di fiammiferi, la Saffa, per essere installati su un terreno del Comune e abitati da sfollati e reduci della seconda guerra mondiale. Un agglomerato abitato prevalentemente da famiglie milanesi e venete, cui è stato dato il nome di Villaggio dei Fiori.
Lei è Roberta Baraldi, una ragazza tranquilla che gli altri inquilini conoscono da sempre come Titti. Deve andarsene nonostante viva da 5 anni viva (e da 3 risieda) lì. Deve andarsene perché linquilino era il nonno, deceduto nel 2006 a 73 anni. «Allora - racconta Titti disperata - ho comunicato il suo decesso, e ho chiesto dintestarmi il contratto, ma mi è stato risposto che non ne avevo diritto. Per una legge regionale non bastava il fatto che abitassi e risiedessi lì, avrei dovuto fare richiesta di ampliamento del nucleo familiare. Purtroppo non ero al corrente di questa disposizione. Io ho dimostrato anche tanta buona volontà, non ho più pagato lo stesso affitto del nonno, ma me lo sono aumentata da sola a 200 euro al mese. Ma un nuovo contratto non è mai arrivato, ma mi è stato presentato un conto di 8mila euro, e a febbraio di questanno mi è stato recapitato anche il decreto di rilascio». Ieri mattina, al civico 9 di via delle Rose, lultimo atto. I vicini, quasi tutti anziani - i più giovani sono i familiari subentrati negli anni - hanno vissuto ore di panico. Il funzionario della Pirelli Re - che gestisce le casi comunali della zona Inganni-Primaticcio - si è presentato di primo mattino con tanto di agenti di polizia in borghese e furgone bianco con a bordo i facchini pronti a svuotare la casa. Uno di questi manovali stava preparando il cemento per murare lingresso, ma è stato fermato da un inquilino, che temeva che la situazione potesse precipitare. Il cinquantenne padre di Titti, Daniele, in quella casa è cresciuto e vissuto sino al matrimonio.
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