Volare senza fare profitti: compagnie col fiato corto

Bisignani: "Settore malato, margini inesistenti". In ripresa nel 2010 ma l'anno prossimo gli utili caleranno. Il boom del traffico in Asia

nostro inviato a Ginevra

Il trasporto aereo è «un settore malato», ormai paragonabile «alle attività di beneficienza», perchè non è redditizio. Giovanni Bisignani, direttore generale della Iata, è preoccupato soprattutto per l'Europa, che con 400 milioni di utili nel 2010 è la peggiore della macro-aree. Ma i problemi restano anche a livello generale: perchè se è vero che la Iata ha rialzato le previsioni di utili per il 2010 a 15,1 miliardi di dollari, grazie a un ottimo terzo trimestre, è anche vero che per il 2011 le stime si abbassano a 8,9 miliardi. Pari, rispettivamente al 2,7% e all'1,5% dei ricavi, una decelerazione dovuta anche alle previsioni di aumento del prezzo del petrolio, che nell'arco dei prossimi 12 mesi si pensa passerà da una media di 79 a 84 dollari al barile. I debiti sono cresciuti di 44 miliardi in un anno, portandosi a quota 205: con una redditività così bassa, le società sono fragili e le banche hanno aumentato la loro attenzione.
Se l'Europa soffre di stagnazione e di mancanza di leadership («Ve li ricordate i propositi di cielo unico europeo affermati dopo la nube vulcanica? E chi ha visto nulla?»), gli Stati Uniti stanno raccogliendo i frutti della drastica riduzione di capacità attuata nello scorso biennio, mentre le vere star sono Asia e America Latina. Bisignani ha citato alcune novità sorprendenti: l'Asia ha superato gli Stati Uniti per numero di viaggiatori (662 milioni contro 655 milioni), e continua ad accelerare. Poi, chi direbbe che la più grande compagnia del mondo per capitalizzazione di mercato è Air China (20 miliardi di dollari), e che la seconda, la terza e la quarta sono anch'esse asiatiche, Singapore Airlines 14 miliardi, Cathay Pacific 12, e China Southern 11? Lan e Tam, latino americane, valgono 11 miliardi, e solo a questo punto della classifica arrivano Delta e Lufthansa con 10 miliardi ciascuna. «Lam, Tam, Taca, Copa e Avianca, con i loro nomi da patatine fritte – ha ironizzato Bisignani – valgono più di tutte le compagnie Usa messe insieme». Ma c'è rimedio al declino del Vecchio Mondo? Le ricette sono, sulla carta, semplici: consolidamento delle compagnie, gestione accorta della capacità oggi in eccesso, ma soprattutto «i governi dovrebbero liberare il business, lasciarlo gestire con logiche di mercato, superando gli ostacoli alla circolazione degli aerei e dei capitali. Oggi per volare tra Stati occorrono anacronistiche autorizzazioni governative create nel 1945, sotto l'emozione bellica. Come se per vendere un frigorifero su un nuovo mercato oggi fosse necessario un decreto bilaterale!».
Bisignani ha parlato ieri al Global media day della Iata, a Ginevra.

Tra pochi mesi gli succederà nella carica che detiene da 10 anni il Ceo della Cathay, Tony Tyler, al quale lascia come eredità un progetto rivoluzionario per ridurre i tempi dei controlli negli aeroporti. Un tecnologico check point del futuro, pronto entro 2-3 anni.

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