Volete sapere come sta un Paese? Da oggi c’è la Felicità interna lorda

«Qualità della vita» è una di quelle espressioni tanto difficili da definire quanto semplicissime da intuire nel loro significato più immediato. Ciascuno di noi pensa che la propria vita avrebbe una qualità migliore se ci potesse essere questo o quello, qualcosa in più o qualcosa in meno. La verità è che ognuno ha il diritto di pensarla come crede, come gli suggerisce la propria intelligenza ed esperienza.
Tuttavia è anche comprensibile che coloro che sono chiamati a governarci non si arrendano di fronte a tanta aleatorietà evocata dall’espressione «qualità della vita» e cerchino di capire come migliorare la vita dei propri governati. Ed è quello che ha fatto il presidente francese Nicolas Sarkozy, affidandosi a un premio Nobel. Il primo elemento che emerge dallo studio che viene presentato con tutti gli onori dell’ufficialità all’Eliseo è un interessante cambio di prospettiva della questione «qualità della vita».
In sintesi il ragionamento è questo: se davvero vogliamo incidere nel miglioramento della vita in una società capitalistica occidentale, dobbiamo inserire alcuni parametri nell’indice che definisce il benessere di un Paese, cioè il Pil, ovvero la quantità di ricchezza prodotta.
I parametri selezionati sono tre: tempo, ambiente, felicità. Sembrano aprirsi le porte alla demagogia e sembra che abbiano ragione coloro che ritengono che la propria vita possa migliorare secondo il proprio insindacabile giudizio. Comunque, anche i più scettici possono convenire che perdere il proprio tempo nel traffico, in coda davanti allo sportello di un ufficio, in stazione per il ritardo del treno che porta a casa dall’ufficio, sia un danno che peggiora la qualità della vita.
Inserire il parametro «tempo» nel Pil significa sottolineare che la produttività e il produttore hanno un reale vantaggio se si riduce lo spreco di tempo. Mi sembra convincente, sempre che si riesca a dare una mappatura oggettiva del modo in cui è usato il tempo dai cittadini.
Secondo parametro da inserire nel Pil è l’ambiente. Il rapporto del premio Nobel Jospeh Stiglitz sottolinea che una calamità naturale, devastando città e campagne, peggiora la vita dei suoi abitanti e riduce inevitabilmente la produttività di quei territori.
Terzo parametro, la felicità. In questo caso il sospetto che si possa dire tutto e il contrario di tutto, è molto forte. Però ci possono essere degli indicatori di base come la proprietà di una casa, la garanzia di una buona istruzione, l’efficienza della sanità: certo, se mancano queste cose è un po’ difficile essere felici.
Dunque, la qualità della vita misurabile attraverso il tempo, l’ambiente, la felicità, che vanno inseriti nell’indice di ricchezza di un Paese sia perché i cittadini hanno diritto a un grado di benessere che non sia valutabile strettamente in termini economici, sia perché la stessa produttività di un Paese migliora se quei parametri non vengono disattesi.
Pur con tutte le sensate diffidenze che il progetto francese può suscitare, è un giusto modo per incominciare a valutare come realmente vive la gente in una società capitalista. Sono tuttavia convinto che la «vera» qualità della vita dipenda dall’istruzione e dall’intelligenza di una persona, parametri difficilmente misurabili. Per esempio, l’educazione estetica: se non sappiamo vivere tra le cose belle e apprezzarle, se non riconosciamo il brutto che ci circonda, la nostra qualità di vita è davvero modesta.

Per esempio, l’educazione sentimentale: se non sappiamo coltivare e difendere gli affetti profondi, che qualità della vita possiamo avere? Per esempio, l’educazione civica: se non sappiamo rispettare gli altri, non avremo neppure rispetto per noi stessi e per chi vive con noi; se non conosciamo il sentimento della pietà, non conosceremo mai il sentimento della libertà, che è la qualità decisiva di ogni vita.

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