Politica

Voto agli immigrati, ecco il piano della sinistra

La riforma del diritto di cittadinanza vale quasi un milione di consensi. E Ferrero: chi li attaccava, pagherà caro nelle urne

Marianna Bartoccelli

da Roma

Diventeranno cittadini italiani e potranno così votare, partecipare alla vita politica e farsi eleggere nelle istituzioni locali. La riforma alla legge 91 del 1992, preparata dal ministro dell’Interno Giuliano Amato, che consentirà agli immigrati, regolarmente residenti in Italia da almeno 5 anni (in passato era di dieci anni) di diventare cittadini a tutti i livelli, verrà presentata questa mattina al Consiglio dei ministri.
Lo ha annunziato il ministro alla Solidarietà sociale Paolo Ferrero di Rifondazione comunista, che ha sottolineato l’importanza di questo provvedimento polemizzando nei confronti di chi «nella politica ha avuto premi dalla popolazione sollecitando paure e discriminazioni e che adesso dovrà tenere conto del peso elettorale degli immigrati».
Il testo che porta la firma di Amato prevede la possibilità di chiedere la naturalizzazione dopo 5 anni di residenza regolare e segna una decisiva sterzata verso lo ius soli. Con la riforma sarà possibile anche concedere la cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia, purché almeno uno dei genitori sia legalmente residente nel nostro Paese da almeno 5 anni. «Si introdurranno così anche in Italia - ha spiegato Ferrero - principi di civiltà che ci sono da tempo in altri paesi».
E Gianclaudio Bressa, relatore in commissione Affari costituzionale di due proposte di legge sulla cittadinanza da ieri in discussione, ha sottolineato che «rompere il vincolo di sangue come unico criterio di appartenenza a una comunità è una scelta di straordinaria modernità e democrazia». Non la pensa così Roberto Calderoli, vicepresidente leghista del Senato, che ha accusato il governo di «volere i voti degli immigrati per vincere le elezioni». E trova una conferma alle sue accuse proprio nelle parole del ministro Ferrero: «Affermare - polemizza Calderoli - che chi nella politica ha avuto premi dalla popolazione sollecitando discriminazione verso gli immigrati adesso dovrà tenere conto del loro peso elettorale, rivelano quale sia il vero obiettivo di questa sinistra, ovvero garantire prima possibile il voto agli immigrati per mantenere cosi il potere».
Gli immigrati che vivono in Italia da oltre cinque anni sono, secondo dati della Caritas, poco meno di un milione, ma secondo il ministero solo una parte vorrà aderire alla legge, cosa diversa dovrebbe invece essere per i figli nati in territorio italiano. «La sinistra - aggiunge Calderoli- ben sapendo che non potrà mai più vincere un’elezione con 25mila voti di scarto, perché i cittadini gli hanno già voltato le spalle dopo questi primi mesi di governo, si vuole garantire un nuovo robusto sostegno elettorale con il voto agli immigrati e smantellando la legge Bossi-Fini».
«Ma è possibile - conclude Calderoli - che per un meschino gioco di potere questi vogliono cancellare la nostra identità e calpestare un popolo?». I Ds hanno inoltre presentato un disegno di legge per garantire comunque la possibilità di voto amministrativo agli immigrati residenti in Italia da oltre 5 anni.
Sulla legge Bossi-Fini è intervenuto ieri Amato per un question time: «È sbagliato il pilastro della legge Bossi-Fini che, così com'è, favorisce l'ingresso di immigrati clandestini, piuttosto che il trasparente arrivo di persone che possa trovare lavoro», ha detto il ministro che si appresta a varare la sua prima riforma sull’immigrazione.
Un invito a «evitare di modificare a picconate la legge esistente» arriva da Franco Frattini, vicepresidente della commissione Ue. Mentre l’ex vicepremier e leader di An Gianfranco Fini polemizza sul testo Amato sul ricongiungimentofamiliare: «Qualcuno ne ha quantificato il costo? Se arrivano delle persone anziane lo Stato deve garantire l’assistenza, esistono i fondi?».


«Sono decreti senza costi - ribadiscono al ministero - anzi l’aiuto degli anziani è un beneficio per le famiglie di immigrati».

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