«Voto a rischio per 70mila romani all’estero»

Claudia Passa

Migliaia di domande giacenti, ancora da protocollare, tempi che stringono e scadenze che si avvicinano, arretrati con cifre da far paura. Sono tanti, decine di migliaia, i cittadini italiani residenti all’estero che rischiano di essere tagliati fuori dalle prossime tornate elettorali. Senza avere alcuna colpa, poiché le domande di iscrizione all’Aire (il registro anagrafico dei nostri connazionali che si trovano oltreconfine per almeno 12 mesi) risultano regolarmente presentate. Ma le comunicazioni pervenute dalle ambasciate e dai consolati giacerebbero a far la muffa negli uffici del Campidoglio, non ancora protocollate, con un arretrato che cresce di giorno in giorno al punto che gli addetti ai lavori iniziano a dubitare che si possa fare in tempo ad aggiornare gli elenchi entro la scadenza prevista del 20 febbraio.
La denuncia, con tanto di cifre a tre zeri, è contenuta in un’interrogazione urgente al sindaco del consigliere comunale di An Bruno Prestagiovanni. «Da novembre 2002 a gennaio 2003 - spiega Prestagiovanni - si è attivato un progetto di produttività», ma ad oggi sarebbero «novantamila le pratiche da protocollare», delle quali, «si presume», il 40 per cento «Aire normale» (ovvero le pratiche correnti per il registro anagrafico degli italiani all’estero), e il 60 per cento «Aire residuale» (vale a dire arretrati). «Da consolati e ambasciate - si legge ancora nell’interrogazione - pervengono circa 6mila comunicazioni relative alle posizioni Aire costituite da iscrizioni di nuovi cittadini o movimentazioni di cittadini già iscritti». Dunque, il conto è presto fatto: «Al 20 maggio - spiega l’esponente di An - risultano protocollate e giacenti 2.400 pratiche “normali” e 3.600 “residuali”; da protocollare 33.600 “normali” e addirittura 54.400 “residuali”». Non solo: in arrivo, calcolando come termine di riferimento il 31 dicembre 2005, ci sarebbero «16.800 pratiche “normali” e 25.200 “residuali”».
Il totale calcolato da Prestagiovanni è da brivido: 52.800 le posizioni «normali», 79.200 quelle «residuali». Il cui smaltimento - scrive a Veltroni il consigliere - «comporta attività relative alla redazione degli atti di stato civile ed alle movimentazioni anagrafiche riguardanti i cittadini “Aire” per tutte le comunicazioni pervenute». Il lavoro, a quanto pare e a quanto risulterebbe da un atto capitolino, «dovrebbe essere iniziato», secondo un piano operativo calibrato in base all’urgenza della situazione. Ma c’è un problema che non sarebbe ancora stato risolto: come conciliare il programma «d’emergenza» col tetto orario che la normativa vigente consente ad ogni dipendente comunale per il lavoro straordinario. «Al riguardo - scrive l’esponente di An - non si hanno a tutt’oggi informazioni».
E non finisce qui: anche se il lavoro d’anagrafe dovesse miracolosamente essere completato in tempo utile, «le pratiche - osserva Prestagiovanni - dovranno necessariamente confluire alla Direzione dei servizi elettorali per le procedure di iscrizione alle liste». Termine ultimo, per l’appunto, il 20 febbraio 2006. Una situazione che a detta del consigliere rischia di diventare «un ostacolo insormontabile per i nostri connazionali residenti all’estero», poiché «la mole di lavoro accumulata è ingente e appare logico dubitare che possa essere espletata nei tempi giusti.

Com’è possibile - si chiede Prestagiovanni - che il sindaco e la sua maggioranza non abbiano considerato a sufficienza il diritto democratico di ognuno a partecipare al voto in occasione dell’importante appuntamento elettorale, soffocandolo sotto macerie di scartoffie?».

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