Un anno fa eravamo tutti foggiani e sognavamo, insieme con Zeman, che dalle quelle parti potesse riprendere forma una favola interrotta negli anni novanta. Zemanlandia, per capirsi e per riassumere. Certo, partendo dalla Lega pro, che vuol dire serie C, certo radunando in fretta e furia un manipolo di giovanotti senza grandi stipendi nè grandi aspettative.
Eppure lo abbiamo scortato col nostro affetto e perchè no, col tifo dichiarato, per un allenatore che ha sempre pensato prima allo spettacolo e poi al risultato. Abbiamo pensato, per qualche mese, che la favola della zucca che si trasforma in carrozza di vetro, trainata da cavalli bianchi, potesse ripetersi fino a quando non è successo di tutto, al suo Foggia. Tradito da qualche errore arbitrale di troppo, inseguito da qualche fastidioso pregiudizio. «Sono state aperte due inchieste, una sulla partita col Gela, l’altra su quella di Siracusa, ma non abbiamo avuto alcuna notizia» l’amara riflessione del boemo che ieri ha radunato devoti e cronisti a Foggia per congedarsi dalla città che lo ha amato quasi come (san) padre Pio. «Ho mancato la promozione, è una mia sconfitta» la franca ammissione di un uomo che sa riconoscere di aver scommesso e perso, come solo i veri uomini di sport sanno fare. «Ho regalato questo sogno ma bisogna vivere di realtà» l’altra sua chiosa, dedicata non solo alle vicende arbitrali che gli hanno procurato un vero dispetto e una sfiorata crisi nervosa («l’anno venturo non sarei riuscito ad evitare una squalifica»).
Zeman è andato via dopo aver regalato le solite emozioni: una valanga di gol segnati e presi, secondo uno stile calcistico diventato un marchio di fabbrica e anche un limite discusso. C’è anche dell’altro, naturalmente che Zeman ha voluto tenere riservato. Di sicuro, tra questi argomenti, i piani della società guidata dal patron Casillo non in linea con i suoi. Toccherà ora a Peppino Pavone identificare un improbabile successore (Ugolotti). Di sicuro non ci sarà l’effetto pifferaio magico che Zeman ha esercitato per dieci mesi. Gli siamo andati dietro, sicuri di assistere a qualcosa di unico e divertente. É vero, non è salito in B, ma il suo calcio ci ha ripagato di tante amarezze.
Abbiamo respirato l’aria pura della nostra giovinezza e in quei ragazzi dall’aria sfrontata, tipo Sau e Insigne, abbiamo rivisto le gesta di Signori e Baiano. Siamo stati per un anno tutti foggiani e forse è il caso di traslocare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.