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M5S, molto rumore per nulla: s'intascano il 90% dei rimborsi

Si intascano il 90% dei rimborsi. Il fondo per le piccole e medie imprese? Inutilizzato

M5S, molto rumore per nulla: s'intascano il 90% dei rimborsi

Riceviamo e pubblichiamo:
In nome e per conto del M5S, di cui sono portavoce e responsabile della comunicazione, in relazione all’articolo sottostante preciso che, come può essere facilmente oggetto di verifica sul nostro sito ufficiale “tirendiconto”, che sia i senatori che i deputati del M5S percepiscono il 90% dei rimborsi, ma restituiscono tutta la parte che eccede, al netto delle spese sostenute per l’attività parlamentare debitamente documentata. Ne deriva che alcun rimborso viene intascato.
Rocco Casalino – Responsabile Comunicazione M5S

Erano stati i paladini dell'onestà e della trasparenza. Avevano promesso di restituire la metà del proprio stipendio agli italiani, creando un fondo per le piccole e medie imprese. Non avrebbero mai fatto parte dealla kasta, scritta rigorsamente la "k". Queste le promesse dei grillini. Si scopre ora, però, che i deputati del M5S sono dotati di arti superiori piuttosto corti e che, stringi stringi, come scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, "si intascano oltre il 90% dei rimborsi".

In principio furono gli scontrini. Robera Lombardi, già capogruppo dei grillini alla Camera, lo scorso aprile smarrì il proprio portafoglio e, con esso, anche le ricevute delle spese sostenute in qualità di "cittadina" presente in parlamento. Fu una vera e propria tragedia. Uno psicodramma. Il rischio di essere epurata era dietro l'angolo. Che fare, quindi? Decise di rivolgersi al web: "Ho perduto gli scontrini. Cosa devo fare? Aiutoooo...". Tutto si risolse per il meglio, e la Lombardi, pur senza portafoglio, potè tornare tranquillamente in parlamento. Recente è, invece, la vicenda di Massimo Artini e di Paola Pinna, che si sono rispettivamente intascati 7mila e 50mila euro di rimborsi ai quali avrebbero dovuto per contratto rinunciare. Entrambi, dopo un'oscura consultazione sul web (ci fu chi parlò di ribaltone e di consultazione pilotata), sono stati allontanati dal M5S. Sergio Rizzo, però, nota come "sarebbero una ventina" i deputati che rischiano l'espulsione "a causa della mancata rendicontazione delle spese".

Al di là delle diatribe interne al Movimento, ciò che più colpisce è che i grillini preferiscono ricevere piuttosto che dare. Alcuni dati: "Dal 15 marzo al 31 dicembre 2013 le somme complessivamente spettanti a vario titolo ai 106 (allora) deputati del M5S sono ammontate a 19 milioni 395.218 euro e 26 centesimi. Mentre quelle effettivamente erogate sono state pari a 18 milioni 915.552 euro e 46 centesimi. La differenza è di soli 305.581 euro e 29 centesimi: sono i soldi a cui gli onorevoli grillini hanno volontariamente rinunciato". Ma se è vero che "i deputati del Movimento non hanno ritirato ben l'83,5 per cento dell'indennità di ufficio", è altrettanto vero che si sono intascati il 91,8% delle spese di viaggio, il 94,4% delle spese telefoniche e 99.06% "della famosa quota di 3.690 euro che spetta a ogni deputato per il cosiddetto 'esercizio del mandato': meglio conosciuta come il contributo per il portaborse".

Per quanto riguarda invece il mese appena passato, i grillini hanno rifiutato solamente "il 5% delle somme teoricamente 'rinunciabili'": 268 euro a testa. "Hanno snobbato il rimborso delle spese telefoniche e delle spese di viaggio soltanto quattro onorevoli su 104". Cosa rimane, invece, della lodevole iniziativa grillina di affidare la metà dello stipendio a un fondo per le piccole e medie imprese? Nulla. I soldi raccolti, infatti, non sono ancora stati usati: "Fermati, bloccati, paralizzati: a quanto pare, in un incomprensibile rimpallo fra ministero dell'Economia e Consiglio di Stato che non si sarebbe esaurito. Con il risultato che i contribuenti non hanno risparmiato quasi un bel nulla.

E le microimprese, certo non per colpa dei grillini ma di una burocrazia assurda e inconcludente, restano a bocca asciutta".

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