
A cinquant'anni dalla aggressione dello studente di destra Sergio Ramelli, avvenuta a Milano il 13 marzo 1975, gli atti del processo agli assassini - individuati molto tempo dopo - raccontano il clima di fanatismo ideologico di quegli anni. La colpa di Ramelli era di essere iscritto al Fronte della Gioventù, e di non fare mistero della sua appartenenza politica neanche nella scuola che frequentava, il liceo scientifico Molinari: così gli studenti di ultrasinistra del liceo lo segnalarono ai capi di Avanguardia Operaia, uno dei gruppi estremisti milanesi, che decisero di dare una "lezione" al diciassettenne. Secondo le sentenze, Ramelli venne colpito dalle chiavi inglesi almeno quattro volte, "micidiali erano stati i colpi inferti allorquando il giovane era già a terra, perché avevano avuto sul capo poggiato al suolo un effetto del tipo schiaccianoci". I dieci militanti di Avanguardia Operaia individuati dalle indagini del giudice Guido Salvini vennero condannati in primo grado per omicidio preterintenzionale, in appello l'accusa divenne di omicidio volontario ma grazie alle attenuanti generiche le pene inflitte non superarono i dieci anni di carcere.

Ancora troppo odio a 50 anni dall'aggressione. E nell'anniversario la dedica di un francobollo

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Nicola Rao nel saggio "Il tempo delle chiavi" ricostruisce l'uccisione di Sergio Ramelli e il clima di odio e violenza legittimati dall'ideologia
