Quindi, oggi...

Beh beh Tarquinio la spara grossa, Toti è innocente e Mentana: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: il consigliere che fa sesso, l'ironia di Repubblica e Salvini

Beh beh Tarquinio la spara grossa, Toti è innocente e Mentana: quindi, oggi...

- Il Cdr di Repubblica deve essere un organo triste. Ma triste davvero. Vi spiego: i giovani di Atreju, la festa organizzata da FdI, da tempo immemore utilizzano l’ironia e la satira (di solito sempre difesa da Rep) sui propri canali social, per commentare l'attualità, per rilanciare iniziative oppure per banale propaganda politica. Niente di offensivo. Anzi: a volte ci scappa pure un sorriso. Stavolta per chiedere agli elettori di votare “Giorgia” alle Europee hanno pensato di utilizzare un meme vecchio come il cucco con la scritta “Fai piangere la redazione di Repubblica”. Tradotto: se voti FdI la metterai in quel posto ai giornalisti in trincea tipo Giannini e la sua chat antifa chic. E il Cdr di Repubblica che fa? Un comunicato, a cui si accoda l’Usigrai (che c’entra?), per rivendicare “un antifascismo senza retorica ma di sostanza” (che vorrà dì? Boh) e per lamentare intenti “intimidatori” (ma dove?): “Sbaglia - si legge - chi pensa di poter piegare Repubblica con i cari vecchi metodi di un passato che ha ricoperto di vergogna e distrutto l'Italia: la storia insegna che ogni modello autoritario, presto o tardi, è destinato alla rovina”. Oh, Rep: credici anche di meno. E fatevi una risata, una buona volta.

- Ripetiamolo insieme: "Toti è innocente, fino a prova contraria".

- Marco Tarquinio in effetti è perfetto come candidato del Pd, basta leggere la sua intervista odierna a Repubblica. Rappresenta al meglio le contraddizioni di un partito composto di anime troppo diverse (cattolici e ex comunisti) tenute insieme solo dall’opposizione (prima a Berlusconi e poi a un presunto fascismo). Tarquinio è contrario all’aborto (“non è un diritto”), cosa che fa inorridire Elly Schlein e i compagni vari. Ma è anche contro la “guerra per procura” in Ucraina, il che fa incazzare e non poco i riformisti filo-atlantisti. La bomba perfetta per far deflagrare un partito prossimo all’ennesima scissione.

- Tarquinio, nel rispondere ad una domanda sul diritto alla difesa degli ucraini, sostiene che al posto della guerra armata contro la Russia avrebbe preferito “un’immensa Tienammen”. Dimenticando, forse, due dettagli: primo, che dopo quelle rivolte popolari di massa ci fu un massacro; secondo, che l’esito di quelle proteste fu praticamente nullo, visto che le riforme immaginate fallirono miseramente.

- Beh beh beh, signori: Tarquinio sostiene che, di fronte all’avanzata di Putin, l’Ucraina avrebbe dovuto rispondere con “l’autodifesa non violenta” che “è dura ma possibile”. Sarei proprio curioso di sapere come: sedendosi davanti ai carri armati fumando marijuana?

- Secondo voi perché imprenditori e società varie, a destra come a sinistra, finanziano i partiti? Per spirito democratico? No: come ogni attività di lobbying, lo fanno perché credono che questo o quel politico metterà in campo politiche che loro ritengono più giuste o a loro favorevoli. Sostengo la destra se voglio sconti fiscali, la sinistra se desidero più welfare. Oppure entrambe se spero che chiunque vada al potere abbia un occhio di riguardo per certe pratiche che, spesso, restano inutilmente bloccate negli uffici burocratici. Il punto è che o ripristiniamo il finanziamento pubblico ai partiti, oppure definiamo meglio quali attività di lobbying siano lecite e quali no. Perché finire indagati per bonifici tracciati, come nel caso di Toti, è decisamente strano: chi è il cretino che metterebbe in piedi un sistema corruttivo versando le mazzette dall’home banking?

- Bravo Salvini: “Dimettersi sarebbe una resa” perché domani qualunque inchiesta, qualunque avviso di garanzia o rinvio a giudizio porterebbe alle dimissioni di un sindaco o di un amministratore”. Toti, resisti.

- Qualcuno ieri ci ha accusato: invece di Augias, parlate di Toti. Ecco allora: parliamo di Toti. Ma facciamolo partendo da un principio sacrosanto, riconosciuto dalla Costituzione benché spesso dimenticato: il governatore della Liguria è innocente. Indagato sì. Ai domiciliari, certo. Ma innocente. Almeno finché un tribunale, celebrato un processo, non lo riterrà colpevole. Se partiamo da questo presupposto, possiamo allora segnalare una anomalia - anzi due - su questo spettacolare arresto. La prima riguarda le manette. Arrestare un innocente indiziato di un qualche reato, tutto da dimostrare, è una misura che va utilizzata con parsimonia. Limitare la libertà di un individuo è cosa molto grave, a maggior ragione se rischia di sovvertire il risultato di un’elezione democratica. Occorre chiedersi: non potevamo portarlo a processo a piede libero? Secondo i giudici liguri no, perché con l’approssimarsi delle Europee Toti avrebbe potuto nuovamente intascare denaro in cambio di favori. Eppure anche il più cieco giustizialista capisce che sarebbe bastato l’avviso di garanzia, e la certezza di essere sotto osservazione, per consigliare a Toti di non ripetere il fattaccio (sempre che lo abbia commesso).
Secondo: il governatore è stato raggiunto in hotel alle 3 del mattino, come il peggiore dei lestofanti. Eppure la richiesta di arresti risale a quattro mesi fa: se non c’è stata alcuna fretta nel metterlo ai domiciliari da dicembre ad oggi, e i giudici lo hanno lasciato libero di reiterare il reato, fuggire o inquinare le prove per così tanto tempo, per quale motivo dargli la caccia all’improvviso nel cuore della notte manco fosse il più pericoloso dei criminali?


- Dopo giorni a rilanciare l’avanzamento delle trattative tra Hamas e Israele, i giornali fanno un bagno di realtà. E scoprono che siamo tornati al punto di partenza. Con ogni probabilità, l’avanzata su Rafah si farà. Nessuno può credere seriamente alla fine della guerra, a parte Tarquinio forse, quando in mezzo ci sono migliaia di morti e un conflitto ormai incancrenito.

- Pare che abbiano tentato nuovamente di uccidere Volodymyr Zelensky. Il prezzo? 74mila euro. Mi pare un po’ pochino per rischiare la morte o la galera a vita. Ed è quasi offensivo nei confronti del presidente ucraino valutare la sua vita meno di un’auto di media cilindrata.

- Questa me la ero persa: Patrick Zaki ieri ha espresso la sua “solidarietà ai giornalisti Rai in sciopero”. In effetti il governo italiano è così brutto cattivo e puzzolente, come sostengono gli scioperanti di viale Mazzini, da averlo aiutato a uscire dal carcere egiziano. Non dico un po’ di riconoscenza, ma almeno il silenzio sarebbe gradito a volte. No?

- A Taranto un consigliere comunale avrebbe dimenticato il microfono acceso durante una riunione da remoto e tutti i colleghi l’avrebbero sentito impegnato in inequivocabili atti sessuali. Il bello è che pare che il suddetto sia recidivo: una volta avrebbe lasciato pure la webcam accesa durante il sesso con la compagna. Se l’hanno pizzicato due volte, chissà quante altre sarà riuscito a passarla liscia sollazzandosi con la fidanzata senza dimenticare nulla di acceso: anziché la richiesta di dimissioni, a questo signore andrebbe consegnato un premio per l'intensa attività che riesce a conservare.

- Leggo nell’ordinanza del Gip di Genova che il motivo per cui Toti andava arrestato è “in particolare” il rischio che “possa reiterare, in occasione delle prossime elezioni, analoghe condotte correttive mettendo la propria funzione al servizio di interessi privati in cambio di utilità per sé e per altri”. In effetti, tra poco ci saranno la tornata europea. Però la richiesta della procura risale a dicembre quando non v’era all’orizzonte nessuna elezione. Se il Gip avesse emesso il verdetto a gennaio, insomma, anziché attendere maggio, il motivo cardine per l’arresto - la vicinanza alle prossime elezioni - sarebbe venuto meno. Sbaglio?

- Sia lode a Raffaella Paita, ex candidata della sinistra alla guida della Liguria, oggi coordinatrice di Italia Viva: “Sono garantista, non commento le vicende giudiziarie e non invoco le dimissioni per un avviso di garanzia”.

Chapeau.

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