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La Fiat Ritmo Cabrio di Troisi e Benigni in "Non ci resta che piangere"

Il bidello Mario e il maestro Saverio si ritrovano in panne in una strada della campagna toscana che li trasporta nel passato: la vettura era uno degli oltre 2 milioni di esemplari prodotti da Fiat

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Fermi a quel passaggio a livello, nel bel mezzo della campagna toscana, si confidano come fanno gli amici autentici. Saverio, che fa il maestro e si trova alla guida, dice di essere preoccupato per la sorella Gabriella, che è alle prese con una brutta depressione dopo la fine della sua relazione con un ragazzo statunitense. La ragazza ha bisogno di sfogarsi, di uscire di casa, magari - suggerisce a Mario, che di lavoro fa il bidello - con qualche suo amico. Poi una pausa studiata interrompe il flusso di coscienza: "La vuoi sposà la mi sorella?".

"Non ci resta che piangere" iniziava - e inizia - così, nel 1984. Con Roberto Benigni e Massimo Troisi bloccati in una stradina minuscola, tra una staccionata e la la vegetazione. L'aria è umida. Mario indossa un camicia, Saverio ha messo su una giacca leggera. Fino a poco prima il vento li lavorava di lato, perché si dà il caso che siano a bordo di una macchina scoperta: una Fiat Ritmo Cabrio bicolore, per la precisione. La stessa che da lì a poco, quando finalmente le sbarre si alzeranno, li lascerà in panne dopo averli condotti in una sorta di faglia spazio temporale.

La Fiat cominciò a produrre la Ritmo - conosciuta anche come Fiat Strada - nel 1978, dentro agli stabilimenti di Cassino e di Rivalta. Il progetto però era già partito nel 1972 e scaturiva dall'esigenza di fornire alla Fiat un aspetto più moderno e ammiccante, in modo da poter tenere il passo con le competitor principali del suo segmento, Renault e Volkswagen.

Gianpaolo Boano, che all'epoca era al timone del Centro Stile Fiat, guidò il progetto verso un concept che miscelava rotondità e linee dritte, facendo della funzionalità la cifra priorità. Ne venne fuori una Berlina compatta, quattro metri di lunghezza, che all'esterno montava dei vistosi paraurti in plastica, materiale che tornava prepotentemente anche nell'abitacolo, sia nella plancia che per i pannelli.

Venne presentata in quattro motorizzazioni diverse, la più potente delle quali era la Ritmo 75, con una cilindrata da 1498 cm³ (75 CV). Poteva essere acquistata anche nella versione con cambio automatico a tre rapporti. Spartana, d'accordo, ma sta di fatto che nel 1979 si classificò al secondo posto come "Car of the year".

La Ritmo Cabrio divenne senz'altro il modello di maggiore successo. Era realizzata sulla scocca della tre porte, con la meccanica e l'allestimento della 85 Super. Concepita da Bertone, montava un vistoso roll bar centrale. La versione più potente accelerava da zero a cento in circa dieci secondi.

Fiat mantenne attiva la produzione fino al 1988, provvedendo nel tempo ad integrare il modello con una serie di miglioramenti, come l'eliminazione della coda posteriore che nulla apportava in fatto di aerodinamica e raccoglieva lo sporco proveniente dalla ruote. La Ritmo divenne così, in fretta, il sogno più afferrabile dall'italiano medio. Questo concesse a Fiat di vendere oltre 2 milioni di modelli nel corso di tutta la produzione.

Lo spot più bello, però, fu quello di Troisi e Benigni.

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