Guerra

Leader uccisi e una spia del Mossad dentro Hamas: la strategia di Israele a Gaza

L'uccisione di Issa "suggerisce che c'è una talpa dentro ad Hamas": sarebbe questa l'ultima ipotesi sostenuta dagli analisti esperti di Medio Oriente. Non è improbabile pensare che Israele abbia infiltrato o acquisito sul campo un informatore per essere guidata nella decapitazione

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L'uccisione di Marwan Issa, obiettivo di alto livello identificato come una delle menti degli attacchi del 7 ottobre, comandante delle Brigate Qassam e membro fondamentale del direttivo di Hamas, suggerisce che Israele stia ricevendo informazioni dall'interno per condurre la sua operazione di decapitazione nei confronti dei vertici dell'organizzazione politico-militare palestinese. Non è inverosimile che il Mossad o lo Shin Bet abbaino una talpa dentro Hamas.

Una "fonte di alto livello dentro l'organizzazione". Questa l'ipotesi sostenuta dagli analisti che hanno esperienza nei servizi segreti israeliani. A riportare la suggestione è stato il giornale britannico The Guardian, che nei suoi aggiornamenti quotidiani sul conflitto israelo-palestinese cita: "Prima di avviare l'azione militare, Israele avrebbe dovuto sapere dove e quando. In che luogo Issa si nascondeva e per quanto tempo sarebbe rimasto lì per l'approvazione del gabinetto di guerra e per il lancio dell'operazione, e avrebbe dovuto confermare che nessun prigioniero israeliano era tenuto vicino a lui come scudo umano: cosa che avrebbe potuto essere confermata solo da una risorsa umana".

Questa dichiarazione di Avi Melamed, ex funzionario dell'intelligence israeliana e analista militare attivo nel teatro del Medio Oriente, lascia supporre che l'intelligence di Tel Aviv abbia una fonte all'interno. Forse guadagnata sul campo durante il protrarsi delle operazioni all'interno della Striscia di Gaza. Qualcuno che abbia accesso al massimo livello di informazioni nel circuito di Hamas, che conosce i covi, i nascondigli, le abitudini e gli spostamenti di figure di spicco come Marwan Issa: l'asso di fiori del mazzo di carte degli obiettivi dell'Idf.

Un'altra figura chiave, Saleh al-Arouri, altro vertice delle brigate Qassam, era stato eliminato da un drone mentre si trovata in un appartamento nella periferia di Beirut all'inizio di gennaio. Un ufficiale di rilievo di Hamas, Raid al-Banna, è stato ucciso la scorsa settimana a Jabalya, striscia di Gaza, sempre attraverso un raid aereo che ha centrato la sua abitazione. Suggerendo anche in questi casi informazioni precise per la localizzazione dell'obiettivo e per il tempo in cui il target si sarebbe trattenuto in loco.

Il giallo sulla morte di Issa

Attualmente né Hamas né il governo Israeliano hanno commentato ufficialmente la notizia dell'eliminazione. L'unica conferma è che Marwan Issa è stato "colpito lo scorso 8 marzo da un raid israeliano". Durante il raid aereo sono state impiegate bombe guidate del tipo "bunker busting", munizioni appositamente ideate per penetrare in profondità nel terreno e devastare bunker sotterranei come quello localizzato a Nuseirat, il nascondiglio nel centro della Striscia dove si trovava Issa in quel preciso momento.

I report a riguardo coincidevano nel dimostrare come tutti i sistemi di comunicazione usati dagli alti dirigenti di Hamas – basati su applicazioni crittografate e corrieri – sono poi rimasti in silenzio "per più di 72 ore dopo l’attacco". Un silenzio radio riscontrato anche in precedenza e in diverse occasioni quando alti leader di Hamas erano rimasti uccisi.

Dall'8 di ottobre non si sono più avute notizie del numero 2 delle Brigate Qassam, l'ala militare di Hamas, e diversi media arabi riportati dal sito Ynet hanno sostenuto come il destino di Issa non fosse "ancora noto". Gli Stati Uniti hanno invece affermato attraverso il consigliere della Sicurezza nazionale Jake Sullivan, che la "figura di spicco di Hamas Marwan Issa è stata uccisa" a Gaza. In un messaggio "criptico" recentemente divulgato, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu asseriva che il "numero 4" di Hamas era stato eliminato e che presto lo avrebbero seguito "il numero 1, 2 e 3". Issa era considerato il 3. Il capo dell'ala militare Mohammed Deif il 2 e Yahya Sinwar, capo di Hamas a Gaza, il numero 1.

L'assenza di comunicazioni da parte di Issa, in prima persona o attraverso contatti ravvicinati con altri comandanti militari, o sui canali criptati di Hamas, resta di fatto un indizio importante che non certifica la morte ma suggerisce la sua eliminazione fin dell'inizio delle operazioni che mirano a "distruggere Hamas" e vendicare la morte delle 1143 persone assassinate nella strage dei Kibbutz.

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