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"Ecco la mia sinfonia nata dal dolore"

Allevi ha scritto la musica associando numeri e suoni al nome della sua malattia

"Ecco la mia sinfonia nata dal dolore"
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L'intelligenza artificiale ha completato la Sinfonia N.8 in si minore D 759 di Schubert nota come l'«Incompiuta», l'opera è stata eseguita alla Cadogan Hall di Londra nel febbraio 2019. Qual è la differenza tra un'opera scritta dall'intelligenza artificiale e dall'uomo? «Sta tutta nella vibrazione che la melodia umana restituisce, la percezione della propria caducità che la scrittura umana trasmette. La creatività in fondo nasce dalla follia umana, che è ciò che permette di compiere il salto».

A raccontarlo, dopo aver ascoltato l'opera, è Giovanni Allevi, intervenuto sul palco di «Orbits», il progetto di Action guidato dal filosofo Luciano Floridi sull'intelligenza artificiale. Sul palco con lui Floridi, appunto. Esile come un giunco, piegato dal dolore della malattia che non gli concede tregua, il sorriso di chi vive la condizione dello stupore filosofico stampato sul viso. «Devo confessare di avere anche a che fare anche con un lato oscuro che emerge soprattutto durante i sogni, particolarmente caotici in questo periodo - confessa -. Il dolore fisico non mi abbandona, il tremore mi avvolge e una inevitabile paura per il futuro incerto mi fa sospirare».

Invece che ad un algoritmo Giovanni Allevi è ricorso a un altro metodo matematico, quello pitagorico, per scrivere il Concerto per Violoncello e Orchestra MM22. MM sta per mieloma multiplo, 22 è la data della diagnosi, arrivata tardivamente. «Ogni diagnosi è un po' come una sentenza

- racconta - quando mi è stato detto che il mio mal di schiena era dovuto al tumore per un attimo mi sono disperato. Poi ho provato ad associare ogni lettera della parola mieloma a una nota musicale e sono venute fuori le prime sette note di quello che è diventato il Concerto che parte con un DO poi LA bemolle - e che conferisce una certa malinconia alla melodia», e che il compositore porterà in tour in tutta Europa dal 27 dicembre. Back to life è l'emblematico nome della tournèe che parte da Roma per concludersi l'8 maggio a Genova. «Essere sul palco è diverso ora. Sento un legame fortissimo e profondo con l'ascoltatore, come se tra me e il mondo non ci fosse più alcun filtro», confida.

Il procedimento matematico l'ha preso a prestito da J.S.Bach che nell'ultima Fuga, incompiuta, trasforma il suo nome in un tema musicale (SI bemolle, LA, DO, SI). Ed ecco che tra le battute del Concerto MM22 si svela Pitagora: «Quello che ho capito è che ogni nome si può trasformare in musica, anzi ogni nome è musica». Come si fa? «Basta associare alla sequenza delle lettere dell'alfabeto, la sequenza delle note di una scala musicale. Così possiamo scoprire quale nota corrisponde ad ogni singola lettera». Che significato ha questa metamorfosi? «È una suggestione pitagorica per cui, dentro ogni cosa c'è una sequenza matematica e quindi una musica. La nostra anima è una melodia - racconta il musicista e filosofo - Tutta la partitura del Concerto è cosparsa di nomi, codici, sequenze numeriche nascoste, trasformate in note, non solo l'inizio». Un intenso diario in musica in cui il compositore ha raccontato tutte le emozioni provate durante la degenza, sospeso tra la vita e la morte: l'angoscia, il buio, ma anche la speranza, la nostalgia, la gioia sfrenata, la tensione verso l'infinito. Lo stesso musicista ha raccontato di aver scritto la sinfonia

forse nel tentativo di «ammansire» la malattia. Se le sue ultime opere parlano di Joie de vivre (Concerto per chiatarra e orchestra) ora «da ammansire e neutralizzare c'è la mia paura».

La prima esecuzione mondiale del Concerto per violoncello e orchestra è avvenuta nel giugno 2025 all'Expo di Osaka: «Sono stato scosso da una sensazione fisica quando l'ho sentita. Era come fare le prime pedalate in bicicletta senza rotelle. Tutto intorno a me girava vorticosamente» racconta Allevi. Da quel momento è nato un documentario, nelle sale italiane in questi giorni, Allevi - back to life. Come in un gioco di scatole cinesi «ogni volta che vedo quelle immagini provo una profonda gratitudine per il talento e l'attenzione dei professori d'orchestra ed il solista - confida -. Stavamo tutti muovendo i primi passi in un territorio inesplorato, animati dall'entusiasmo di fare qualcosa per la prima volta. L'emozione era palpabile. Una violista è scoppiata in lacrime durante le prove».

Cosi il ruolo della musica nella vita del Maestro è cambiato totalmente. «Ora vivo la musica come un gesto che dall'anima va verso il mondo, senza chiedere nulla in cambio. Non mi interessa più alcuna validazione o riscontro esterno. Questa nuova condizione alleggerisce il mio cuore».

Il cerchio si chiude.

È racchiuso tutto qui il senso più profondo della musica: «La melodia umana restituisce vibrazione, la percezione della propria caducità. La creatività in fondo nasce dalla follia umana, che è ciò che permette di compiere il salto».

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