Politica estera

La Corte Suprema con Biden: la pillola abortiva non si tocca

I giudici sospendono le restrizioni sull'uso del mifepristone. Il presidente: "Io continuerò a battermi per le donne"

La Corte Suprema con Biden: la pillola abortiva non si tocca

La Corte Suprema mantiene almeno per ora l'accesso alla pillola abortiva negli Usa, sospendendo le restrizioni all'uso del mifepristone. La decisione è una vittoria per l'amministrazione Usa, e il presidente Joe Biden assicura: «Continuerò a battermi contro gli attacchi alle donne guidati dalla politica perché la posta in gioco non potrebbe essere più alta». L'inquilino della Casa Bianca si è impegnato a continuare a «difendere l'indipendenza della Food and Drugs Administration e la sua autorità ad approvare e regolare i medicinali».

Soddisfatta anche Planned Parenthood, la principale associazione americana per la pianificazione familiare, per cui la decisione è una «buona notizia». «La questione resta però sempre la stessa, l'accesso al mifepristone non avrebbe mai dovuto essere in pericolo», ha aggiunto. L'ordinanza della Corte Suprema non è stata unanime, e la vittoria dei difensori dell'aborto ha colto di sorpresa diversi osservatori, considerato che i nove giudici sono a netta maggioranza conservatrice in seguito alle tre nomine di Donald Trump. A dissentire pubblicamente sono stati Clarence Thomas e Samuel Alito, i quali avrebbero fatto scattare le restrizioni all'accesso stabilite dai tribunali inferiori. L'amministrazione Biden «non ha mostrato» che uno stop all'uso del mifepristone (sul mercato da 23 anni dopo l'autorizzazione ricevuta dalla Fda), avrebbe creato «danni irreparabili», ha scritto Alito. L'aborto farmacologico, che costituisce oggi la maggioranza delle interruzioni di gravidanza negli Stati Uniti, è diventato il nuovo bersaglio dei movimenti pro-vita dopo il ribaltamento della storica sentenza Roe v. Wade da parte del massimo organo giudiziario americano.

A inizio aprile il giudice del Texas Matthew Kacsmaryk, togato conservatore nominato da Trump e noto per le posizioni anti-aborto e anti-Lgbt, ha stabilito la sospensione del mifepristone per ragioni di sicurezza, sposando la causa di alcuni medici e gruppi pro-vita con una decisione che metteva in dubbio l'autorità della Fda di approvare farmaci. L'amministrazione Biden ha presentato subito ricorso contro la decisione che di fatto bloccava in tutto il paese la pillola abortiva, ma la Corte d'Appello del Quinto Circuito ha lasciato in vigore una serie di restrizioni nella sentenza del Texas, pur affermando che avrebbe consentito alla pillola di rimanere sul mercato. Lo scontro così è arrivato sino alla Corte Suprema.

E la battaglia legale è tutt'altro che terminata: ora il caso ritorna alla Corte del Quinto Circuito, con sede a New Orleans, che il 17 maggio terrà un'udienza con una giuria di tre togati e qualche tempo dopo emetterà un'altra decisione. Ed è quasi scontato che il caso tornerà davanti alla Corte Suprema. Diversi governatori democratici, in ogni caso, hanno ribadito l'impegno a proteggere l'interruzione di gravidanza nei loro stati. Da New York, Kathy Hochul ha sottolineato che «continueremo la lotta per proteggere i diritti riproduttivi e mantenere l'Empire State un porto sicuro per tutti. Sotto la mia sorveglianza l'aborto, compreso quello farmacologico, sarà sempre protetto e disponibile».

Mentre il collega della California Gavin Newsom ha affermato: «Per ora la Corte ha seguito la scienza, i dati e la legge piuttosto che un'agenda politica estrema e fuori dal mondo.

L'aborto farmacologico è disponibile e accessibile qui in California e continueremo a lottare per proteggere le persone libertà di scegliere».

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