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Calcio, il piano del governo per controllarne i bilanci

Un'agenzia per verificare la gestione economica dei club al posto della Covisoc. Ecco tutti i nodi. Allarme Figc, domani riunione

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Il primo a parlarne in pubblico fu Lorenzo Casini, presidente della Lega di serie A qualche giorno fa. La location scelta la più istituzionale possibile: la commissione del Senato che comprende anche lo sport e della quale fa parte Claudio Lotito, senatore di Forza Italia e presidente della Lazio. Il numero uno dei club di serie A teorizzò in quella occasione la necessità di introdurre «l'indipendenza dei controlli su arbitri, giustizia sportiva e bilanci». A stretto giro di iniziativa politica, è arrivato adesso l'inserimento, in un decreto-legge di prossima approvazione del governo Meloni, di una nuova agenzia incaricata appunto di sostituire la Covisoc (l'attuale struttura della Figc che si occupa di controllare i bilanci e di conseguenza esprimere parere vincolante sull'iscrizione ai campionati) nella materia più delicata per l'amministrazione del calcio italiano. Secondo lo schema proposto sarebbe formata da 30 professionisti e avrebbe un costo complessivo annuale di 2,5 milioni, cifra quest'ultima non a spese del contribuente ma coperta dalle singole società di serie A (sono 20). Di fatto verrebbe superata la legge numero 91 del 1981 che demanda tale compito al Coni e da questi passato poi sotto la responsabilità della Figc che aderisce alla struttura del foro italico.

Le prime reazioni raccolte nei corridoi degli uffici romani di via Allegri sono apparentemente di grande sollievo: «Sarà pure meglio, ci tolgono tante rogne oltre che le cause e le proposte di risarcimento danni ricevute in tutti questi anni!». Dietro le quinte invece la portata del provvedimento, qualora dovesse andare in porto, ha il significato concreto di sottrarre alla Figc e in questo caso al suo attuale governo guidato da Gabriele Gravina in guerra dichiarata con la Lega di serie A guidata da Lotito, la materia fondamentale della compatibilità dei bilanci e delle possibilità di spesa durante il calcio-mercato. Con l'eventuale trasferimento all'agenzia governativa, si aprirebbe un vuoto normativo in fatto di appelli: come si sa infatti qualora un club non venga iscritto al campionato di competenza, ha la possibilità di ricorrere ai diversi gradi della giustizia sportiva per opporre le proprie ragioni. Nei fatti, l'allarme in Figc è scattato come dimostra il vertice convocato d'urgenza per lunedì da Gravina il quale ha riunito tutte le componenti del calcio «non per fare le barricate» ma per approfondire gli aspetti giuridici e conoscere il loro orientamento.

L'altro ostacolo da superare per l'agenzia sarebbe infine di natura politico-sportiva: e cioè il parere conforme della Fifa, la Federazione mondiale del calcio che, come ha spesso fatto il Cio (Comitato olimpico internazionale), si è comportata da difensore strenuo dell'indipendenza delle federazioni rispetto ai governi. Altro aspetto non proprio secondario, quello di natura economica: anche se si tratta di una cifra modesta, il costo dell'agenzia, da 2,5 milioni, garantito dalle società deve essere approvato dai singoli club.

E non è scontata l'adesione di tutti i presidenti.

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