Le bufale raccontate nelle chat dei pro Palestina

La propaganda dei pro Palestina si muove soprattutto nelle chat e negli accampamenti, dove non c'è contradditorio e vengono portate argomentazioni spesso false per fomentare gli animi

Proteste di Torino
Proteste di Torino

Le proteste per la Palestina nelle università continuano a far rumore ma, per il momento, sono ben lontane da quanto accade negli Stati Uniti. In alcuni casi i manifestanti hanno occupati gli spazi interni degli atenei, accampandosi negli atri e bloccando anche l'ingresso ad altri studenti. In queste settimane siamo riusciti ad avere informazioni sulle chat di alcune università, dove si trovano gli studenti ma anche ex studenti e persone esterne, che danno il loro contributo alla protesta per la Palestina.

Le fake news e la propaganda

Per la maggior parte si riscontrano numeri italiani ma una buona percentuale è composta da numeri di origine straniera, probabilmente studenti provenienti dall'estero che hanno tenuto il proprio numero di telefono nel corso del loro soggiorno in Italia. Numerosi sono anche gli studenti musulmani presenti nel gruppo, che si mostrano particolarmente coinvolti nella protesta, che però si alimenta anche con le fake news. Ogni università italiana ha la propria chat e sono tutte più o meno attive. La maggior parte si concentrano sulle manifestazioni ma in alcune si sviluppano anche discussioni, che spesso portano a ragionamenti senza capo né coda, spesso frutto di ricostruzioni utili alla propaganda musulmana che, da molto tempo e non da quando Israele ha iniziato la sua rappresaglia su Gaza, non vedono di buono occhio uno Stato con una confessione non islamica.

  • La bandiera di Israele

Il vessillo ufficiale dello Stato ebraico rappresenta una stella di David blu su sfondo bianco, al centro di due righe orizzontali blu, che richiamano un tallèd, il manto di preghiera ebraico. Ma solo qualche giorno fa, in queste chat, è saltata fuori la teoria, sostenuta da Hamas e dall'Iran e, in passato, anche da Yasser Arafat, secondo la quale le due righe blu rappresentano i due fiumi, il Nilo e l'Eufrate. La stella di David al centro di quelle due righe sarebbe, in questa ricostruzione, l'indicazione che tutto il territorio che si estende tra i due corsi d'acqua dovrà essere conquistato da Israele. In base a questa teoria, qualche anno fa Hamas ha chiesto a Israele di cambiare la propria bandiera e oggi questa stessa ricostruzione, già smentita sia da sionisti che da antisionisti, è comparsa nelle chat degli universitari per fomentare l'odio contro Israele, che vorrebbe occupare Paesi come Egitto, la Siri e tutto quello che c'è in mezzo. A portarla avanti sono studenti musulmani, che hanno un'autorità elevata tra gli studenti occidentali, che vengono così ulteriormente fomentati contro Israele. Gli stranieri hanno un ascendente particolarmente forte in tutte le chat di cui abbiamo informazioni e sono loro a portare avanti molte delle teorie che negli anni si sono formate contro lo Stato ebraico in puro clima di propaganda.

  • La teoria del "Grande Israele"

La ricostruzione propagandistica del simbolismo della bandiera di Israele mette le sue radici nella teorida del "Grande Israele", che a sua volta deriva dalle definizioni nel libro della Genesi. Nelle chat degli studenti questa viene considerata l'ambizione dell'attuale governo di Israele ma già nel 2008 l'ex primo ministro israeliano Ehud Olmert ha messo in chiaro che "la Grande Israele è finita. Essa non esiste". Ma è una comodità narrativa quella di continuare su questa linea per gli odiatori dello Stato Ebraico, quelli che con lo slogan "from the River (fiume Giordano, ndr) to the Sea (mar Mediterraneo, ndr) Palestine will be free" negano il diritto di esistere dello Stato ebraico e, di contro, lo accusano di voler creare uno Stato indipendente "occupando territori altrui", associando le politiche di Israele allo "stesso progetto di Adolf Hitler". E tutto questo per "creare un regno" ampliando i loro confini su Stati come Siria, Egitto, Giordania "e chissà fino a dove".

  • Le velleità espansionistiche di Israele

E legando ai progetti del "Grande Israele" quel che sta accadendo a Gaza, dove la tragedia umanitaria (inaccettabile) è stata innescata dall'attacco di Hamas del 7 ottobre contro lo Stato ebraico, gli studenti costruiscono i propri ragionamenti nel tentativo di rafforzare la propria lotta. E proprio per alimentare il sentimento di avversione e di paura nei confronti di Israele, tra gli studenti vengono spesso portati esempi estremi che non hanno alcun basamento logico. Come la teoria secondo la quale, per raggiungere l'espansione del "Grande Israele", secondo alcuni studenti, "stermineranno" chi dovesse frapporsi tra loro e l'obiettivo, coloro che "non accetteranno l'occupazione". E se "questi", come vengono chiamati gli israeliani, decidessero di "occupare l'Italia", allora, dicono, "ucciderebbero" l'eventuale "resistenza". Sono argomenti ma, soprattutto, toni da propaganda, che per altro sembrano fare breccia tra gli studenti.

  • Il revisionismo su quanto accaduto il 7 ottobre

L'operazione "Diluvio" condotta da Hamas il 7 ottobre, per questi studenti quasi non esiste. Viene considerata come un'azione come un'altra della resistenza palestinese nei confronti di Israele, al punto che la definiscono un "pretesto" per lo Stato ebraico per aggredire Gaza e uccidere tutti i suoi abitanti. Da qui la convinzione che sia in atto un "genocidio", reato già escluso dalla comunità internazionale. La reazione, seppur eccessiva, di Israele non era inaspettata e non lo era nemmeno per Hamas, che secondo eminenti esperti di Medioriente aveva quest'obiettivo come ragione del suo attacco, consapevole di quella che sarebbe stata la rappresaglia israeliana e delle reazioni dell'opinione pubblica occidentale.

  • Le accuse contro i media per l'aggressione a Chef Rubio

Nelle chat degli studenti c'è stato anche spazio per commentare la vile aggressione compiuta nei confronti di Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini. Sul caso indaga la procura di Velletri dopo la denuncia alla Digos della questura di Roma. L'ex cuoco della tv non ha dubbi nell'attribuire le responsabilità ai "sionisti" per via delle sue posizioni pro Palestina e gli studenti, accorsi in difesa dello chef, nelle loro chat non hanno a loro volta esitazioni nel puntare il dito contro i giornalisti, che a loro dire avrebbero descritto Rubio come un "terrorista", alimentando così l'odio "sionista" nei suoi confronti. Tutto questo senza che esista un accertamento oggettivo sulla matrice di quello che, qualunque sia la sua provenienza, resta un attacco vigliacco.

  • La negazione dell'intgralismo di Khomeini

In questi gruppi non mancano nemmeno le discussioni più ampie in merito al mondo islamico e arabo su ampia scala. E si trovano anche punti di vista molto particolari su alcuni personaggi controversi della storia come Ruhollah Khomeyni, capo spirituale e politico del suo Paese come Guida suprema dell'Iran dalla fine degli anni Settanta fino alla fine degli anni Ottanta per un decennio. Portò in Iran il regime teocratico islamico, le cui conseguenze sono ben evidenti anche oggi.

A una partecipante italiana del gruppo che effettuava una sua analisi del gruppo islamico, indicando Khomeyni come "fondamentalista e radicalizzato", ha replicato quello che presumibilmente è uno studente iraniano, sostenendo di non pensarla in quel mondo sull'ayatollah, perché essendo iraniano ha "studiato molto anche sulla rivoluzione islamica".

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