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Wells fa il ghostbuster e trova soltanto la paura

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Wells fa il ghostbuster e trova soltanto la paura

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Al razionalissimo Herbert George Wells (1866-1946), le storie di fantasmi stavano sulle balle. Ma non le considerava balle, cioè frutto di deliberate costruzioni e ricostruzioni di eventi, bensì il risultato di suggestioni, sogni, incubi, oppure di banali errori percettivi. Per questo, in un certo senso si costrinse a scriverne, proprio per svelarne e confutarne oltre ogni ragionevole (e irragionevole) dubbio gli abbagli. E lo fece fin verso i trent'anni, cioè prima del cambio di secolo. Le short story wellsiane a tema fantasmatico uscirono su varie riviste, ad esempio sul celebre The Strand Magazine che ospitava in quegli anni, fra gli altri, i contributi di Arthur Conan Doyle che sono una vera valanga, fra il 1891 e il 1930 ben 121 racconti, 70 articoli, 9 romanzi, 2 interviste, una poesia. Ma nel 2016 dagli archivi dell'Università dell'Illinois spuntò un racconto di Wells del tutto ignoto, mai pubblicato, quasi... il fantasma di un fantasma. A trovarlo fu Andrew Gulli, caporedattore della rivista Strand Magazine, omonima del mensile londinese, specializzata nel genere mystery. Il titolo è The Haunted Ceiling. Ed eccola ora, per la prima volta in italiano, nel volumetto Il soffitto stregato e altre visioni (Edizioni Spartaco, traduzione e introduzione di Stefano Manferlotti).

Il soffitto in questione è quello dell'appartamento di uno scrittore arruffone e beone. I fumi dell'alcol, sommati al fumo di un camino che non tira bene, pensa il narratore, amico dello scrittore, potrebbero già da soli essere sufficienti a motivare la visione denunciata dall'altro. Ma poi anche il narratore vede: «Era una di quelle strane immagini che vi risultano difficili da decifrare quando guardate uno schizzo fatto con la penna e l'inchiostro. Una volta che ci siete riusciti è impossibile non vederla». È una donna sgozzata. Ma... «In quei giorni era mio ospite Bordell, l'uomo che due anni fa è diventato membro della Royal Society per le sue ricerche sul radiometro». Ed ecco che le nuvole dell'inganno vengono spazzate via dal vento della scienza. Interpellato durante il sopralluogo, Bordell consiglia di andare a ispezionare il locale superiore e sentenzia: «Troverete, penso di poterlo dire con un buon margine di certezza, un oggetto ricurvo da cui è nata la forma della guancia, una massa tondeggiante che ha dato rilievo al collo e qualcosa di forma irregolare che ha dato origine alla chioma ondulata. Avrete modo di rendervi conto che alla luce della scienza tutta questa vostra storia di fantasmi è una faccenda molto semplice». Il caso è chiuso.

Gli esperti interpellati da Gulli collocano Il soffitto stregato nella metà degli anni '90. E allo stesso periodo risale la storia di fantasmi forse più famosa di Wells, La camera rossa, datata 1896, inclusa in questa raccolta. Qui il narratore, chiamato da tre decrepiti anziani a visitare il locale abitato presumibilmente da uno spettro, vi si inoltra a lume di candele che una dopo l'altra si spengono.

E nel delirio claustrofobico che gli toglie il respiro, scopre che sì, il fantasma esiste e ha anche un nome: si chiama Paura.

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