300 milioni l'America è più grande

Massimo M. Veronese

È questione di ore. Nascerà in un ospedale di città del Sud o dell’Ovest degli Stati Uniti, sarà una bambina, immigrata, molto probabilmente ispanica, magrolina e con una fame da paura. Sarà una come tante ma nessuna sarà come lei: l’americana numero 300 milioni. Un’altra così, se tutto va bene, si vedrà più o meno tra una cinquantina d’anni. Erano 100 milioni nel 1915, 200 milioni nel 1967, saranno 400 milioni nel 2055. Per farla nascere così grande, lei così piccina, l’hanno concepita in provetta in un laboratorio di statistica: alle nascite, una ogni sette secondi, hanno sottratto i decessi, uno ogni tredici secondi, e moltiplicato il tutto per gli immigrati in arrivo, uno ogni trenta secondi. Risultato: lei. Fiocco rosa, ma non tutti, si sa a volte com’è cattiva la gente, sono convinti che questa sia una bella notizia.
Non solo perché l’America invecchia: nel 2030 gli ultra sessantenni saranno il 20% dell’Unione, un esercito di pantere grigie che potrebbe affondare tutti i programmi di sicurezza sociale. Non solo perché l’immigrazione che avanza, un milione di nuovi ingressi all’anno e 60 miliardi di dollari di denaro pubblico per assisterli, cambierà la faccia dell’America prossima ventura, il suo profilo etnico, culturale, politico. Non solo perché il sovraffollamento alla fine strangolerà le metropoli, moltiplicando danni ambientali, disoccupazione e disgregazione sociale. «Viviamo su un territorio enorme ma ci ammassiamo in spazi stretti», spiega sconsolato il demografo Gregg Easterbrook. Per la precisione sono otto su dieci gli americani che vivono nelle aree metropolitane. Ma perché l’America, divorata dall’immigrazione, si sta da sola divorando il mondo. Il Boston Globe è stato il primo a lanciare l’allarme: «Gli Stati Uniti sono il solo Paese industrializzato che ha sperimentato una forte crescita della popolazione nell’ultimo decennio e questo boom preoccupa perché il vorace appetito degli americani per cibo, acqua e terra eroderà rapidamente le risorse naturali nei prossimi anni». Bastano i numeri. È vero che gli Usa sono il terzo Paese più popoloso al mondo dopo la Cina, un miliardo e tre, e l’India, un miliardo e uno. Ma come densità sono solo 143esimi su 193 Paesi: se ogni chilometro quadrato del mondo è abitato in media da 43 persone, negli Stati Uniti lo stesso spazio è occupato solo da 30, contro le 192 dell’Italia e le 16.620 del Principato di Monaco. Il problema, secondo l’Independent, è un altro: gli americani da soli bruciano più di quattro volte la media di energia consumata dal resto del mondo e quasi tre volte quella di acqua, producono il doppio dell’immondizia e cinque volte l’anidride carbonica del pianeta, con il solo 5% della popolazione mondiale consumano il 23% dell’energia del mondo, il 15% della carne, il 28% della carta.

Morale: se cresce la popolazione americana diminuiscono le risorse per il mondo, che di suo intanto cresce al ritmo di un miliardo di persone ogni decennio. Per questo non tutti sono contenti. Perché la piccola non è ancora nata. Ma ha già una fame che fa paura.

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