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Abete chiede le tecnologie Idea Galliani: «Almeno in A»

Il calcio italiano torna all’attacco. All’attacco della tecnologia. Non è un caso se ieri sia Abete, presidente federale, sia Galliani, che non parla mai a caso, hanno rilanciato l’idea della tecnologia per un campionato come il nostro, corroso da troppi veleni, dubbi ed errori. Galliani, per ora, lo limiterebbe alla serie A. La Fifa è contraria, l’Italia chiede soluzioni moderne. Le recenti stranezze riguardanti l’assegnazione degli europei 2016 (la Germania appoggia apertamente la Francia per un voto di scambio), concorrono ad appesantire il gioco italiano, accusato di scarso peso politico. Ed allora, in una lettera inviata il 25 febbraio al segretario generale della Fifa Jerome Valcke, in vista della nuova sessione (6 marzo a Zurigo) dell’Ifab, l’organo tecnico che valuta le proposte di modifica e innovazione al Regolamento di gioco, il presidente federale Abete richiama l’opportunità di «dare una risposta concreta, attraverso la sperimentazione, alla sempre più pressante richiesta dell’opinione pubblica ma anche di alcune componenti del mondo del calcio, non solo a livello italiano».
«Vorrei rilanciare - scrive Abete - un progetto di grande interesse per la Figc, già presentato a Lucerna il 4 marzo 2006 all’Ifab e poi ripresentato alla Fifa due anni dopo: quello relativo al cosiddetto “gol fantasma”, realizzato dalla Figc con il contributo scientifico del Consiglio Nazionale delle Ricerche e testato con buoni risultati. La Figc è disponibile a mettere a disposizione per un’intera stagione (anche la prossima, che non avrà appendici) uno dei suoi campionati professionistici affinché il progetto possa trovare attendibile sperimentazione ad alto livello». La risposta di Valcke assicura l’attenzione Fifa alla proposta. Una valutazione complessiva verrà fatta nei prossimi mesi, insieme al bilancio della sperimentazione in Europa League con i due arbitri supplementari.
E che il calcio non possa fare a meno degli strumenti tecnologici ne è convinto anche Galliani. «Serve almeno in serie A». Idea che ridurrebbe problemi e costi. «Il mestiere dell’arbitro è il più difficile al mondo: gli errori ci sono sempre stati, non sono aumentati. Ma oggi si vedono di più: ogni partita è ripresa da una ventina di telecamere», ha osservato l’ad ai microfoni di una emittente romana. «Inevitabilmente l’occhio umano perde contro l’elettronica. Bisogna usare lo strumento, anche fermando le partite come in altri sport. Perché mai il calcio è rimasto l’unico sport a non utilizzare queste soluzioni?».

Va chiesto a Blatter.

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