«Accogliere i profughi è nostro interesse»

Presidente Formigoni, molti cittadini sono preoccupati dai movimenti di profughi. È una situazione di allarme?
«Dobbiamo essere attenti e vigilanti ed essere preparati anche all’ipotesi di un numero significativo di arrivi. Ma ci sono due ma: il primo è che non è detto che questo capiti. E poi stiamo lavorando per scongiurarlo».
Perché non ritiene scontato l’arrivo di profughi?
«È un fenomeno molto confuso, con tensioni, pressioni e spinte diverse. C’è un attraversamento delle frontiere ma non è detto che ci sia la migrazione biblica di cui qualcuno parla. Anzi, le previsioni più accreditate hanno ridimensionato gli allarmi. Ma poiché noi vogliamo prepararci anche agli scenari umanitari più gravi, lavoriamo anche per scongiurare gli arrivi».
Su quale tipo di lavoro punta la Lombardia per scongiurare gli arrivi?
«I piani di soccorso e sviluppo già là sul luogo, in modo da evitare che ci sia un esodo biblico, in modo che la gente che vogliamo soccorrere possa decidere di rimanere nel proprio Paese, perché capisce che c’è una prospettiva seria nel proprio Paese. Ci stiamo attrezzando per aiutarli lì».
In che modo la Lombardia punta sui cosiddetti “aiuti a casa loro”?
«Stiamo lavorando in unità con il governo e stiamo chiedendo insistentemente l’aiuto dell’Ue, perché il problema è veramente grave. L’Europa non può essere sorda e non può fare finta di niente. Ci vuole una mobilitazione europea».
Qual è l’attività di coordinamento della Lombardia?
«A noi è stato chiesto di essere pronti a guidare l’opera di attenzione e di soccorso, coordinando gli interventi. Ovviamente, in unione con il governo e in sintonia con tutti. Non ci è stato dato il bastone del comando, ci è stata rivolta una richiesta di supporto e aiuto».
Le missioni mediche sono già partite?
«In poche ore abbiamo messo in piedi un’équipe di tecnici e medici pronti a raggiungere il confine tra Tunisia e Libia. Non siamo partiti perché non c’era più bisogno, ma siamo sempre pronti a partire. La situazione è molto caotica e non serve fare viaggi inutili. Intanto si sta facendo il censimento delle forze disponibili a partire».
Quanti sono i volontari pronti?
«Migliaia di volontari sono già pronti. Per il momento non c’è stata chiesta alcuna partenza perché la comunità internazionale non ha ancora individuato il luogo adatto, ma la disponibilità è abbondante e generosa. I prefetti stanno coordinando un’azione di ricognizione dei posti in cui ospitare i profughi».
Il leghista Salvini dice che Milano ha già dato, perché accoglie e ospita già molti immigrati. Condivide?
«Non condivido. Siamo in presenza di un fenomeno epocale. Quel che sta accadendo nella costa sud del Mediterraneo coinvolge centinaia di milioni di persone. Sono Paesi con un’importanza strategica enorme, partner importantissimi per la Lombardia. La reazione non può essere: “non ce ne frega niente, chiudiamo le porte”. C’è una questione umanitaria ed economica».
Intende dire che chiudere le porte non conviene dal punto di vista economico?
«È una reazione miope. Se questi Paesi vanno a ramengo, rischia l’economia lombarda e italiana. Sono a rischio molti punti di Pil, cioè di ricchezza italiana e lombarda.

Ci sono molte nostre aziende che esportano in questi Paesi, come conseguenza ci possono anche essere nuovi disoccupati in Lombardia. Noi e la Francia siamo tra i più interessati. Dire che non ci riguarda è da miopi, ciechi, sciocchi. Invece ci riguarda, riguarda i nostri interessi e dobbiamo prepararci come ci stiamo preparando».

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