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Accuse della Forleo, inchiesta Csm Lei: "Sono pronta a parlare"

Presto il fascicolo all’organo di autocontrollo delle toghe. Confermata la scorta, ma il gip insiste: "Non possono costringermi". Prosegue il braccio di ferro con i carabinieri

Accuse della Forleo, inchiesta Csm 
Lei: "Sono pronta a parlare"

Milano - Finalmente. Sarà il Csm ad approfondire il caso Forleo. Oggi l’ufficio di presidenza di Palazzo dei Marescialli aprirà, con ogni probabilità, un fascicolo come richiesto dalla Prima commissione. «Sono pronta a essere sentita», fa sapere da Milano Clementina Forleo nel giorno in cui il Comitato per l’ordine e la sicurezza decide di confermarle la scorta. La lacerazione istituzionale, insomma, non si ricompone e resta senza risposta la domanda posta dal Giornale lunedì scorso: chi è il «soggetto istituzionale» che la scorsa primavera contattò il gip milanese e le suggerì di non depositare le intercettazioni relative a Massimo D’Alema nell’inchiesta Unipol-Bnl?

Il magistrato, nella denuncia firmata al Nucleo operativo dei carabinieri del capoluogo lombardo il 24 ottobre scorso, ha annunciato altre rivelazioni sul punto, ma non ha precisato quando il nuovo esposto sarà depositato. Potrebbe essere proprio il Csm a chiarire la questione, evidentemente assai imbarazzante. In ogni caso, la Forleo ha criticato senza mezzi termini i «vertici dei carabinieri»: il giudice sarebbe stato progressivamente abbandonato a partire dall’estate 2005, in coincidenza con l’impegno nell’indagine sulle scalate bancarie.In quel periodo a casa dei genitori, a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, arrivarono lettere minatorie e telefonate mute: un incendio devastò decine di ettari delle proprietà di famiglia. Quegli episodi, sottovalutati secondo il gip dalla magistratura pugliese, avrebbero contribuito a creare un clima di tensione e delegittimazione strisciante, descritto dal magistrato nella trasmissione televisiva Annozero. Sabato scorso, dopo aver ricevuto il premio Borsellino sul palco di Pescara, il magistrato ha dunque deciso di rinunciare alla scorta.

Il tempo di incassare il colpo e lo Stato corre ai ripari: le autorità ambrosiane, coordinate dal prefetto Gianvalerio Lombardi e dal Procuratore generale Mario Blandini stabiliscono di mantenere la tutela. Pronta la controreplica: «Mi sono informata e so che nessuno potrà mai costringermi a salire sull’auto della scorta».

Insomma, il gip milanese non molla e chiede ad alta voce spiegazioni all’Arma. L’opinione pubblica è con lei, i colleghi più tiepidi: «L’Associazione magistrati di Milano - spiega il presidente della sezione Luca Poniz - ha scelto il silenzio a proposito delle denunce della Forleo perché si è ritenuto di usare un criterio di equilibrio e prudenza a cui ciascuno di noi dovrebbe uniformarsi per evitare interferenze e giudizi sbagliati». Da Brindisi, invece, il Procuratore capo Giuseppe Giannuzzi difende i suoi sostituti: «I miei magistrati sono tutti dei galantuomini e questo ufficio non ha nulla di cui vergognarsi. In una vicenda come quella del gip Forleo - è la conclusione - il silenzio è d’oro».

Ora la parola passa, in tempi rapidissimi, al Csm.

La Forleo ha raccontato «alcune situazioni di pressing istituzionale» all’amico Ferdinando Imposimato, ex magistrato ed ex parlamentare. Imposimato avrebbe fra le mani una lettera a futura memoria, forse integrata con gli appunti presi nel corso di un colloquio a quattr’occhi. Un documento da aprire, quindi, solo se dovesse accadere qualcosa al gip.

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