Il premio Nobel per la Medicina assegnato al papà dei 4,3 milioni di bambini nati in provetta non deve farci esultare né gridare troppo allo scandalo. Visto che molte persone per un verso o per l'altro più autorevoli del sottoscritto sono già intervenute, vorrei suggerire soltanto tre pensieri semplici a riguardo. Il primo è che questo premio sancisce la triste realtà di una vita umana ridotta a numero. La colpa in questo caso non è dell'Accademia di Svezia, ma le cose stanno così. Milioni di bambini nati in provetta, miliardi d i embrioni uccisi, altri miliardi di bambini abortiti, e sull'orizzonte ecco l a clonazione. L'idea che passa è che la vita umana non conti granché: la si può fare e disfare a nostro piacimento. Forse aveva ragione Hannah Arendt quando sosteneva che, nei regimi moderni, la presenza dell'uomo è inutile. Il secondo pensiero è che la vita intesa non come biologia, ma nella sua concreta imprevedibilità - è più grande perfino di questa tristezza. Io ci credo. Come l'erba riesce a bucare il cemento, così sono certo che la vita si prenderà la sua rivincita su tutto questo conteggiare e calcolare, che è l'essenza d i certe scoperte come quella del bimbo in provetta. Così chissà, magari i l mondo sarà salvato, u n giorno, d a u n uomo nato i n provetta, o m agari u n uomo nato i n provetta diventerà Papa. Bisogna fidarsi della realtà, anche quando la situazione è brutta. Terzo pensiero. Vescovi e cardinali s i mettano i l cuore i n pace a proposito del premio Nobel, che è un premio esplicitamente anticattolico. Il caso della mancata assegnazione del premio a l compianto Nicola Cabibbo per una scoperta che aveva fatto lui l o dic e a chiare lettere. L o dice a chiare lettere l'assegnazione del Nobel per la Letteratura a Dario Fo anziché a Mario Luzi e - secondo m e - anche quella a Salvatore Quasimodo a preferenza d i Giuseppe Ungaretti. Non s i tratta d i un premio semplicemente laico (anche u n cattolico è laico) m a d i u n premio laicista, che interpreta un preciso progetto sull'uomo e sulla società esplicitamente contrario all'idea cristiana.
Perciò, anziché lamentarsi, sarebbe il caso di istituire un premio più ricco, più serio, più qualificato del N obel (sono certo che non ci vuole molto) in cui l'antropologia cristiana sia inclusa anziché messa al bando. A chi f a l e cose si risponde facendon e altre, senza contrapposizioni e senz a polemizzare standosene con l e m ani in mano. Se si lavora seriamente, alla fine uno dei due persuaderà l'altro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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