Adesso è vietato cadere nella trappola di Pontida

Per svoltare la situazione serve che il governo trovi l'accordo subito sulla riforma fiscale e su altri temi concre­ti, costi quel che costi

Adesso è vietato cadere 
nella trappola di Pontida

Dopo aver puntato inutilmen­te sui pm, su Gianfranco Fi­ni, su Pisapia e sui referen­dum ora l'opposizione affida alla Le­ga la sua pluriennale speranza di far cadere il governo senza passare per la conta elettorale. Perché il famoso «vento che è cambiato» ha scosso sì la maggioranza ma ha disperso anco­ra di più l'opposizione. Il cui partito di maggioranza relativa, il Pd di Ber­sani, non conta più nulla. Le elezioni amministrative le hanno vinte Ven­dola e Di Pietro, i referendum Di Pie­tro e i comitati civici. Nella minoran­za, insomma, hanno preso il soprav­vento le frange estreme che dettano temi, obiettivi e uomini.

All'orizzon­te non c'è un accordo possibile per porsi come alternativa al centrode­stra e in una situazione simile le ele­zioni fanno paura più alla sinistra che a Berlusconi, così si prega san Bossi che nei confronti del governo è passato dai segnali di inquietudine agli ultimatum. Il tempo scadrà do­menica sul pratone di Pontida dove si celebra l'annuale festa del popolo padano. Se la Lega dovesse innesca­re la crisi ci penserà poi Napolitano a scansare le urne e a consegnare le chiavi del potere a qualche amico ri­baltonista (c'è soltanto l'imbarazzo della scelta). Fino a qui le speranze della sini­stra. Ma nel centrodestra? Non tira buona aria. Alcuni colonnelli, per opportunismo o ambizione stanno cadendo nel trappolone dell'ultima­tum leghista. Le parole minacciose dette ieri da Alemanno (sindaco di Roma) e da Formigoni (governatore della Lombardia) nei confronti del Carroccio e dello stesso Pdl non aiu­tano certo a sbrogliare la matassa.

Per svoltare la situazione serve che il governo trovi l'accordo subito sulla riforma fiscale e su altri temi concre­ti, costi quel che costi. Ancora una volta la quadra possono trovarla sol­tanto Berlusconi e Bossi, in un gioco delle parti ormai ben noto e che non dovrebbe più stupirci e preoccupar­ci.

I problemi e i destini personali dei singoli politici in questo momento non fregano a nessuno. Neppure quelli di Tremonti. Più tagli e meno tasse. Il resto è politichese, per giun­ta pericoloso. Perché questa volta, se si sbaglia mossa, non credo pro­prio ci possa essere una rivincita.

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