Africa, è guerra al malocchio Si scatena la caccia alle streghe

Ritorno al Medio Evo: il presidente del Gambia incarica l'esercito di stanare le donne accusate di magia nera. Vuole decapitare i gay e pensa che l'Aids si curi con le banane

Africa, è guerra al malocchio 
Si scatena la caccia alle streghe

Nel 2007 annunciò di aver scoperto la panacea contro l’Aids e costrinse sieropositivi e malati a curarsi con miscugli di erbe e banane. Un anno fa dichiarò guerra agli omosessuali, minacciò di decapitarli e li invitò ad abbandonare il suo Paese.
Quest’anno Sua Eccellenza il Professor Dottor Al Haji Yahya Jammeh, come ama farsi chiamare, ha un tarlo tutto nuovo. Il presidente del Gambia è convinto che streghe e stregoni, soprattutto se mascherati da oppositori politici, abbiano ordito un diabolico complotto. E per tutta risposta ha arruolato una brigata di mercenari sciamani, rastrellato i villaggi e punito migliaia di sospetti annebbiandoli con i fumi di una pozione in grado di ucciderli o trasformarli in zombie lobotomizzati.

Tutto inizia a fine febbraio quando Yahya Jammeh assiste all’agonia di un’amata zietta. Il presidente non ha dubbi: una schiera di nemici occulti prepara un sortilegio contro di lui e la sfortunata parente ne è la prima vittima. Convinto di esser accerchiato dalle forze del male arruola un esercito di «anti fattucchieri» nella vicina Guinea e lancia una personale caccia alle streghe. Da quel momento per gli abitanti delle zone «infestate» dagli spiriti ostili inizia il terrore. Come nel piccolo villaggio di Sintet dove all’alba del 9 marzo, stando ad un testimone citato da Amnesty International, un gruppo di miliziani circonda le case e spiega agli abitanti che scappare equivale a finire sotto un metro di terra.

Sono i «ragazzi verdi», la guardia personale selezionata tra i militanti dell’«Alleanza per l’orientamento patriottico e la Costruzione», il partito fondato e guidato dal presidente. Tra quei «ragazzi verdi» avanza al suono di tamburi una pletora di tuniche rosse ricoperte di specchietti e conchiglie che squadra ed esamina gli abitanti. «In pochi minuti hanno scelto 300 di noi, uomini e donne in gran parte anziani, ci hanno fatto salire sui camion e ci hanno portato via», riferisce il testimone. Il peggio arriva tra le mura della vicina fattoria presidenziale di Kanilai dove i prigionieri vengono fatti spogliare e costretti a bere una mefitica e rivoltante pozione di erbe. L’effetto è immediato. «Chiunque l’assaggiava – racconta il testimone - incominciava a vomitare e a farsela addosso, poi perdeva il senno... Ci hanno tenuto chiusi per cinque giorni, quando è finita non ci credevo».

Per due mesi migliaia di sfortunati, scelti spesso tra le fila dell’opposizione, subiscono l’olio di ricino allucinogeno. Chi trangugia la pozione oltre a consumarsi tra vomito e diarrea perde il senno, corre a testa bassa contro le mura dei centri di detenzione o cerca di seppellirsi sotto terra. Alcuni muoiono dopo ore o giorni di sofferenza. Altri non si riprendono e si riducono a zombie costretti a vegetare su una stuoia ciondolando la testa e pronunciando frasi sconnesse. Solo ad aprile, quando Amnesty International diffonde il suo rapporto e molti oppositori abbandonano il Paese, la caccia alle streghe rallenta il passo.

Ma da dietro l’arco di trionfo che solo l’automobile di Yahya Jammeh può varcare e dalle stanze del suo palazzo manco l’ombra di una spiegazione. Fuori, invece, un Paese rassegnato ed impotente attende la prossima, immancabile follia.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica