Politica

Ahmadinejad: Bush, sei nulla davanti ad Allah

Il presidente iraniano provoca il collega Usa e lo sfida nuovamente a un dibattito all’Onu. Salta l’incontro Solana-Larijani sul nucleare

Gian Micalessin

Adesso lo scontro politico e strategico tra Stati Uniti ed Iran è una lite tra presidenti. Se per George W. Bush il suo omologo iraniano è solo un tiranno alla guida di un regime simile ad Al Qaida, per Mahmoud Ahmadinejad il presidente americano è un “nulla” rispetto a Dio e alla sua volontà. Il presidente iraniano sogna però di sfidare quel “nulla” in un dibattito sui mali del mondo davanti all’Assemblea Generale dell’Onu al via il 12 prossimo 12 settembre. «Solo così l’umanità potrà scegliere ciò che reputa più giusto», spiega il presidente pasdaran, certo di poter indicare all’umanità la via migliore. Il battibecco tra presidenti riecheggia, però, in uno scenario sempre più inquietante. Da ieri la contesa sul nucleare è più vicina alla resa dei conti. Alì Larijani, il capo del Consiglio di Sicurezza iraniano responsabile del negoziato nucleare, ha snobbato l’incontro di Vienna con il capo della diplomazia europea Javier Solana. L’incontro, organizzato dall’Unione dopo la scadenza dell’ultimatum del 31 agosto, doveva servire a trovare un accordo in extremis ed evitare il ricorso alle sanzioni. Se il negoziatore iraniano non si farà vivo entro qualche giorno il ricorso al Consiglio di Sicurezza sarà inevitabile. Secondo alcune interpretazioni il “ritardo” di Larijani va attribuito alle divisioni tra l’ala dura del regime iraniano, contraria a qualsiasi cedimento, e le pressioni dei cosiddetti “conservatori pragmatici” decisi ad evitare lo scontro aperto.
Il mancato arrivo di Larijani ha innescato la dura reazione del cancelliere tedesco Angela Merkel, che pur escludendo la possibilità di un intervento armato ha duramente criticato «l’insoddisfacente risposta dell’Iran». «Non chiuderemo la porta al negoziato – ha detto la Merkel - ma non possiamo stare a guardare mentre l’Iran ignora le regole delle autorità nucleari dell’Onu». Il segretario di Stato americano Condoleezza Rice fa invece sapere al direttore dell’Aiea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) Mohammed El Baradei che Washington aspetterà i risultati della mediazione europea anche se l’attesa, specifica la Rice, potrà durare «settimane, ma non mesi».
La risposta di Ahmadinejad a Bush arriva durante le celebrazioni di Teheran per la nascita del Mahdi, il “12° imam scomparso” destinato, secondo gli sciiti, a riapparire sulla Terra per salvarla dal caos e dal disordine. Per il presidente iraniano quelle celebrazioni non sono semplice ritualità. Per lui, devoto del Mahdi, l’incontro religioso diventa l’occasione per mescolare la fede messianica nel dodicesimo imam allo scontro con l’America di George W. Bush. Il presidente americano in quel miscuglio di strale politico ed elegia profetico-religiosa diventa un semplice “tu” senza nome e senza titoli. «Io ti avviso - tuona Ahmadinejad - il mondo ti minaccia, il cammino generale intrapreso dall’umanità va verso l’adorazione di Allah e della divinità. L’immane marea è già in movimento, e al confronto della volontà divina tu sei il nulla». Il passo successivo della risposta a Bush sembra ispirato direttamente dalla fede nel Mahdi. «Tutte le comodità, la cultura, la tecnologia e l’economia esistono grazie all’imam del Tempo - spiega Ahmadinejad - il marxismo è ormai Storia, ma l’incapacità del liberalismo di guidare il mondo è chiara: per questo invitiamo l’Umanità a seguire l’unico, vero cammino».
Grazie a queste certezze Ahmadinejad è certo di poter dimostrare l’inconsistenza del pensiero occidentale e sfida il presidente “avversario” a comparire davanti all’Assemblea Generale dell’Onu per «analizzare i problemi del mondo e risolverli». Solo così, aggiunge Ahmadinejad, «l’Umanità potrà scegliere e decidere».

Un mese fa il presidente americano aveva già ignorato un invito di Ahmadinejad a partecipare ad un dibattito televisivo in diretta mondiale, ma stavolta non rispondere alla sfida potrebbe diventare una maledizione perché, ricorda con tono ispirato il presidente pasdaran, «coloro che non rispondono ai nostri inviti non godranno destini felici».

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