«Ai confini del verso», poeti da tutto il mondo

Vengono da Irak, Iran, Romania, Venezuela, Polonia, Albania, Senegal, Brasile, Camerun, Argentina, Paraguay, Bosnia, Brasile e non solo. Sono i poeti immigrati provenienti da tutto il mondo che vivono nel nostro Paese e scrivono nella nostra lingua. A raccogliere i loro lavori ci ha pensato la milanese Mia Lecomte, classe 1966, che attualmente vive a Roma e svolge attività critica in particolare della letteratura della migrazione. Nella sua antologia «Ai confini del verso. Poesia della migrazione in italiano» (Edizioni Le Lettere, pp 234, 18,50 euro), l’autrice riassume il meglio di questa letteratura nata all’inizio degli anni Novanta a opera di quegli scrittori stranieri che, stabilitisi in Italia, hanno scelto la nostra come lingua d’espressione letteraria.

«Ed è questa differenza a rendere tanto importante, nella sua unicità, il caso della letteratura della migrazione in italiano - osserva la Lecomte -, una lingua senza un passato coloniale tale da ricondurla al filone delle letterature post-coloniali, con cui condivide comunque molti risultati espressivi».

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