Leggi il settimanale

«Aiuteremo i profughi Ma la Lombardia non sia lasciata sola»

«C’è un’emergenza umanitaria a cui dobbiamo prestare soccorso». Roberto Formigoni parla della difficile situazione dei profughi che si trovano in Tunisia, ai confini con la Libia, e spiega che la Regione si appresta a occuparsi direttamente della vicenda, gestendola a livello nazionale. «Alla Lombardia è stato chiesto di coordinare il lavoro delle Regioni in preparazione a ricevere l’eventuale ondata migratoria, quindi stiamo coordinando non solo i comuni e le provincie lombarde ma anche il lavoro delle altre regioni italiane» racconta il presidente della Regione. Attività «in contatto con il ministero dell’Interno e degli Esteri, in modo che il Paese sia pronto a fronteggiare l’emergenza».
Come spiega Alberto Zoli, direttore dell’Azienda regionale per l’emergenza urgenza (Areu), la spedizione promossa dall’assessore alla Sanità, Luciano Bresciani, è «una missione di soccorso e la prima fase sarà esplorativa, per vedere come gestire la situazione dal punto di vista sanitario». Cinque esperti di emergenza lombardi arriveranno nei prossimi giorni nelle zone al confine tra Tunisia e Libia, dove si trovano circa centoventimila profughi. Si tratta di un infettivologo, due esperti di emergenza, un igienista e un chirurgo. I dettagli restano da definire, ma la partenza della missione di scouting (questo il termine tecnico) è attesa a momenti.
Formigoni affronta il tema spinoso degli arrivi. Il numero previsto è di tremila, ma il governatore non esclude un aumento: «Possono essere molti di più, ma è difficile fare previsioni esatte, dobbiamo prepararci anche agli scenari peggiori». Anche in quest’ottica è stato avviato il lavoro alle frontiere, in modo da aiutare sul posto le persone in difficoltà e contenere il numero di arrivi diretti in Lombardia. «A questa missione ne dovranno seguire altre - osserva Formigoni - per aiutare quella gente a risolvere i problemi nei loro Paesi, per cui serve un vero e proprio programma di sviluppo. Questo lo può fare soltanto l’Unione europea: l’Italia non deve essere lasciata da sola».
La situazione è difficile, ma bilanciata dai dati forniti dall’Orim, l’Osservatorio regionale per la l’integrazione e la multietnicità, in base ai quali tra il luglio 2009 e il luglio 2010, per la prima volta negli ultimi dieci anni, in Lombardia il flusso di immigrati è drasticamente calato rispetto all’anno precedente. Il dato è impressionante: - 83 per cento, ovvero 92mila persone in meno rispetto al 2009 (il dato nazionale è di meno 40%). In drastico calo anche gli stranieri «irregolari», stimati nel periodo preso in esame in 113mila (47mila donne e 66mila uomini), ben 40mila in meno (-26%) rispetto al 2009. Alla fine, comunque, il numero degli immigrati presenti in Lombardia è sostanzialmente stabile: il promo luglio 2010 gli stranieri in arrivo da Paesi a forte pressione immigratoria erano 1 milione e 188mila, 18mila in più rispetto al luglio 2009. Negli anni passati il numero di immigrati cresceva senza sosta.
Palazzo Marino, intanto, destina diciotto pattuglie alla lotta all’accattonaggio molesto e all’abusivismo. Si tratta del servizio «Contrasto degrado» della polizia locale, partito quindici giorni fa attivato 15 giorni fa dalla Polizia Locale e presentato dal sindaco Letizia Moratti, insieme al vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Riccardo De Corato, e al comandante dei vigili, Tullio Mastrangelo.

L’accattonaggio molesto è punito con 450 euro di multa e l’articolo 80 del regolamento di polizia urbana vieta il lavaggio in strada delle auto.
Le pattuglie si chiamano «CharlieDelta» e sono impegnate appunto da due settimane in tutte le zone della città: trecento persone sono già state allontanate e multate.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica