Aldo Rossi, schizzi e disegni da abitare

Ancora fino al 12 dicembre un’interessante mostra alla Galleria di Antonia Jannone espone le tavole, i disegni, gli acquarelli e alcuni dipinti di Aldo Rossi che si sono trasformati in architetture.
A partire dagli schizzi già si intravvedono le caratteristiche e i presupposti di un’architettura fatta di realtà virtuale, ombre e volumi sembrano essere stati determinati nello stesso istante. «I disegni di Aldo Rossi ci mostrano probabilmente che l’esperienza sensoriale non è necessaria e che basta comprendere anche un solo disegno per poter gioire di ciò che egli definiva architettura» scrive Rafael Moneo nell’introduzione al delicato catalogo che accompagna la mostra aperta fino al 12 dicembre. Per ripensare a un esempio simile si potrebbe citare il nome di John Hejduk, caro amico di Aldo Rossi, per ritrovare un disegno capace «di far sentire la presenza in maniera analoga alla realtà del costruito». Da sempre l’architettura di Rossi è stata giudicata «inossidabile» perchè le norme che regolano la tipologia delle sue opere hanno precise connotazioni nella storia dell’architettura. Lungo le bianche pareti della Galleria Jannone, rivediamo la Casa a Borgo Ticino, il quartiere residenziale Gallaratese, la fontana monumentale di Segrate, la scuola elementare di Fagnano Olona... elementi lombardi che si fondevano con progetti a Trieste, Venezia, New York.
«Le due città» del 1973 è con «Composizione per il cimitero di Modena» del 1975, «Senza titolo» del 1976 e «Studio per l’unità residenziale Monte Amiata» del 1972, nonchè «Studio per l’unità residenziale sul Verbindungskanal» del 1976, l’assunto che conferma la scelta di certi stilemi ripetitivi di Rossi che grazie alla sua bravura e sapienza lo hanno portato ad essere riconosciuto in tutto il mondo.
Scomparso prematuramente, Rossi è comunque riuscito a vincere il concorso per la ricostruzione del Teatro la Fenice, completare un isolato a Berlino, l’Hotel «Il Palazzo» di Foukuoka e a Maastricht il Bonnefantenmuseum. La sua attività di docente alla Facolta di Architettura di Venezia è nota, così come la vincita del Pritzker Prize nel 1990 e nel 1991 la Thomas Jefferson Medal in Architecture.

Non va dimenticato anche il suo apprendistato: negli anni Cinquanta a Milano presso il Politecnico, poi come assistente negli studi di Ignazio Gardella e Marco Zanuso; ha insegnato con Ludovico Quaroni presso la Scuola di Urbanistica di Arezzo e con Carlo Aimonino allo IUAV. Gli eredi della sua arte sono lo Studio Arassociati di Milano.

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