Alessia Filippi d’oro C’è una romanista nella scia di Novella

Emiliano Leonardi

Che nessuno faccia confronti con Novella Calligaris. No, non perché non si possa fare un parallelo fra le due atlete, ma più semplicemente per non costringere la nostra eroina di giornata a rincorrere il mito dell’oggi cinquantaduenne nuotatrice padovana, che proprio vent’anni fa, nell’estate del 1986, venne inserita nella «International Swimming Hall of Fame», entrando così di diritto nella leggenda del nuoto.
Perché Alessia Filippi, romana de Roma (è nata a Tor Bella Monaca), nuova regina europea dei 400 misti, non ha bisogno di icone per raggiungere risultati come l’oro di Budapest. Classe 1987 (è nata il 23 giugno), figlia di due tecnici di laboratorio di istologia - il padre Maurizio, rimasto a Roma per motivi di lavoro e la madre Daniela, che l’ha «buttata» in acqua appena sgambettante e che, al contrario del marito, l’ha seguita fino in Ungheria - e sorella di un ex nuotatore (Valerio) che oggi fa l’istruttore, Alessia è cresciuta nel centro sportivo «Aurelia nuoto» (formata dal maestro Cesare Butini) e gareggia per le Fiamme Gialle (nuota sotto la guida di Andrea Palloni).
È allieva finanziera, «passo» quasi obbligato per chi vuole fare sport ad alti livelli.
È lei la prima italiana che conquista una medaglia d’oro nella storia dei campionati europei, ma non è nuova a imprese simili: a Shangai, poche settimane fa, si è laureata vicecampionessa mondiale nella stessa specialità ai campionati iridati in vasca corta. E lo scorso anno, ai Giochi del Mediterraneo, di medaglie d’oro ne aveva conquistate altre due, aggiungendo all’ormai abitudinario alloro conquistato sui 400 misti anche quello dei 200 dorso.
Insomma, la diciannovenne capitolina è davvero un piccolo fenomeno: ubriacati come siamo, però, dai fatti (buoni o cattivi che siano) del calcio, non ci rendiamo conto del valore aggiunto degli altri sport. Tanto è vero che, lunedì sera, si è rischiato di restare indifferenti quando la sirena Filippi, arrivata in scioltezza all’ultimo bordo vasca, ha conquistato la vittoria precedendo (e pure di tanto!) la tedesca Nicole Hetzer e la polacca Katarzyna Baranowska, due che, tanto per fare una comparazione calcistica, potrebbero tranquillamente essere paragonate al Ronaldinho e allo Zidane delle piscine. Alessia ha dalla sua un fisico fuori dalla norma: alta e filiforme, da un paio di stagioni sta potenziando la muscolatura senza forzare troppo una «macchina perfetta ma fin troppo delicata», per evitare di perdere quella sensibilità in acqua che è il suo marchio di fabbrica.
Nata dorsista, trasformatasi in eccellente mistista, diplomata ragioniera con 75/100, si porta sempre dietro un cane nero di peluche, un portafortuna abbracciato sul podio ungherese e improvvisamente salito alla ribalta delle cronache quando le hanno messo la medaglia d’oro dei campionati al collo.


Alessia è un personaggio, vulcanica al punto che, proprio sul podio, ha dato il meglio di se cantando l’inno di Mameli (anche se ha ammesso che «l’ho ballato, ma non l’ho cantato tutto, perché avevo il sole in faccia e non vedevo nulla»), girando attorno alle avversarie per complimentarsi con loro (generalmente accade il contrario: la vincitrice sale sul gradino più alto e le altre la ossequiano). Ha continuato, poi, ballando sui ritmi dance.

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