Caro Granzotto, non so se Berlusconi riuscirà a convincere chi può a costituire una cordata che salvi lAlitalia dalle grinfie dello straniero e a restituire al nostro Paese il perduto onore. Glielo auguro. Non è del mio avviso un personaggio di sinistra, Giordano se non erro, che ha subito gridato allo scandalo interpretando il gesto di Berlusconi come il tentativo di stabilire, a suo proprio vantaggio, un conflitto dinteresse, importandogli ben poco delle sorti della compagnia di bandiera italiana. Dal canto suo Casini, il grande cacciatore di doti, ha colto loccasione per spargere il suo veleno che è quello dellaspide un tempo custodito nel seno del suo attuale bersaglio. Non le pare, caro Granzotto, che questi meschini pregiudizi siano molto più gravi delle polemiche urlate in campagna elettorale, nonostante le raccomandazioni a favore della compattezza provenienti dallalto?
Questo va detto, caro Vasile: che la si chiami privatizzazione o lo si chiami salvataggio, la cessione per pubblico incanto dellAlitalia è una operazione voluta e condotta dal professor Romano Prodi. Noto, in patria e allestero, per aver concluso, da par suo, le svendite di Alfa Romeo e della Sme, Cirio compresa. È il professor Romano Prodi che traccheggiando a più non posso (per ogni giorno che il buon Dio manda in terra, il deficit della compagnia di bandiera aumenta di un milione di euro) ha infine deciso di cederla ad Air France. Il professore, dunque, si congeda dal governo e (forse, magari) dalla politica lasciando sul groppone del Paese questaltra malefatta, questaltra bollentissima patata. È il suo stile.
Dicendosi luomo della «discontinuità» oltre che del rinascimento morale, civile e politico della nazione, dicendosi luomo del «si può fare», ci si sarebbe attesi che fosse stato Walter Veltroni per primo, a farsi avanti e chiudere decorosamente una partita giocata in modo così maldestro, per non dire malandrino, dalla sua parte politica. Ma Veltroni è luomo dei sogni e chi sogna non piglia pesci. Però, siccome è un politico politicante e dunque fondamentalmente meschino, non vuole nemmeno che siano altri, a prenderli o comunque a provarvisi. Fra linteresse del Paese e lantiberlusconismo ha scelto lantiberlusconismo più ottuso, da marciapiede. Lo zoccolo duro e ottuso della sinistra avrà di che gioirne. Ma ne esce malconcia la campagna elettorale perbenista con la quale Veltroni sperava di fare il bottino grosso. Diverso è il discorso per il capricciosetto Pierferdinando Casini. Cambiando passo alla fin qui scialba campagna elettorale (e nello scialbore Casini ci sguazza), Berlusconi glielha fatta sotto il naso. Riducendolo a quello che, politicamente, è: una pulce.
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