Notte calda e appiccicosa in un una Milano di fine luglio, in giro quattro ragazzotti sudati ai chioschi di bibite e prostitute. «La città non si è più ripresa da Tangentopoli. Fino agli Ottanta c'era vita a qualsiasi ora, locali aperti, soldi che giravano. Adesso guardi» E Salvatore indica le strade che stiamo percorrendo sulla Panda dell'Ivri, semideserte già a mezzanotte. «Colpa delle ferie» proviamo a obbiettare». «Colpi dei soldi che non girano più come vent'anni fa» ci chiude la bocca Salvatore, 51 anni una trentina passati a vigilare sui sonni, e sui beni, dei milanesi dei milanesi.
«Il mio bilancio? Be' una ventina di arrestati, tanti furti e rapine sventati, compresa quella ai miei danni quando due balordi cercarono di strapparmi la pistola. Non sapevano che sono un esperto di arti marziali e li ho fatti scappare senza nemmeno estrarre l'arma». In quel momento la radio chiama «Alfa 26», la nostra vettura. Intrusione in una scuola di via Thomas Mann. Ci arriviamo in pochi minuti, poi attendiamo rinforzi. «Si entra sempre in due, mai da soli». Infatti dopo istanti arriva un collega, alto, magro, capelli lunghi, taciturno. Tutto il contrario di Salvatore, piccolo, robusto, zazzera bionda e gran parlatore, come tutti i napoletani veraci. Entrano insieme, l'ispezione dura una decina di minuti. «C'era un finestra aperta, un refolo di vento ha agitato dei festoni ed è scattato l'allarme volumetrico, capita» spiegano all'uscita.
Riprendiamo il giro, all'«Alfa 26» tocca un quadrante a nord della città, attorno alla Bicocca, altre 19 vetture presidiano i rimanenti quartieri. Poche emozioni, sembrano in vacanza anche i ladri. Il brivido arriva dalla radio. Voci concitate. Un'azienda ha chiamato l'Ivri per una sospetta intrusione nei suoi stabilimenti. Senza avvertire l'Istituto di vigilanza della presenza di una propria guardia armata all'interno, a sua volta all'oscuro dell'imminente ingresso del vigilantes. Tra un'imprecazione e l'altra capiamo che per poco non si sono sparati. «Allarme ponteggio in via Keplero». Ripartiamo. Sul posto ci raggiunge il taciturno collega di prima. Ancora una volta un raffica maligna di vento. «Be' queste sere sono particolarmente calme, ma comunque in generale su dieci segnalazioni 7 o 8 sono falsi allarmi, ogni volta bisogna accostarsi come dovessimo trovare dei veri banditi, armati e pronti a tutti».
Finito la perlustrazione ricominciano a vagare tra viale Sarca e viale Testi. Passano le ore, auto e passanti si fanno sempre più rari. Insistono, tenaci, le prostitute, mentre incrociamo i lampeggianti delle volanti di ghisa, polizia e carabinieri. Qualcuna è ferma sul ciglio della strada a controllare documenti. Nuovo allarme intrusione, questa volta da viale dell'Innovazione 3. Qualcuno ha disattivato l'allarme senza avvertire la centrale dell'Ivri. Siamo un po' lontani, ci mettiamo un po' ad arrivare, davanti all'ingresso dove troviamo il nostro rinforzo. Il grande e moderno palazzo ospita gli uffici di alcune importanti aziende internazionali. Salvatore e l'altro collega salgono, rimaniamo fuori ad aspettare, l'attesa dura parecchio. Poi alla fine il solito «niente di fatto». Salvatore allarga le braccia: «Abbiamo trovato effettivamente l'allarme disinserito, però non c'era nessuno. L'abbiamo semplicemente riattivato, nulla di più».
Ormai è quasi l'alba, il cielo sta schiarendo.
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