Alle radici di un sogno divenuto realtà: Laura Curino in scena con la saga Olivetti

E' manifesta la sua passione per i grandi uomini della nostra epoca, per coloro che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro sistema, nel nostro meccanismo. Laura Curino torna a Milano dove, al Teatro Studio, diretta da Gabriele Vacis, è protagoista de «Il sogno olivettiano», una saga familiare che si snoda con lo spettacolo «Alle radici di un sogno», in omaggio a Camillo, il geniale inventore e, dal 4 novembre, con «Adriano Olivetti», dove sono presi in esame la filosofia e l'amore per la fabbrica che ha sempre contraddistinto lo spirito degli industriali piemontesi. «Dopo centinaia e centinaia di repliche - racconta Curino - in tantissimi luoghi teatrali e anche alternativi come scuole, università, fabbriche, senza trascurare le numerose piazze straniere come quelle inglesi e francesi, è in occasione dei cent'anni dalla nascita di Olivetti che ieri si è tenuto l'incontro "Olivetti: cento anni di passioni. Polifonia sull'impresa", con interventi del rango di Carlo De Benedetti, Giulio Ballio e Ferruccio de Bortoli». Del resto, come parlare di faida senza citare «Romeo e Giulietta», o come sarebbe limitativo non menzionare il «Macbeth» mentre si affronta l'argomento potere; così Curino si è sentita in dovere di dare spazio a una famiglia di industriali del passato, ma che ancora oggi entra prepotentemente nella nostra realtà, con la sua ricchezza di umanità e di generosità. «Per gli Olivetti era importante il prodotto, ma al centro della loro attività vi era, oltre una grande passione, la straordinaria attenzione nei confronti delle risorse umane; la loro fabbrica aveva un volto umano e anche se all'epoca era una concezione di industria troppo all'avanguardia, sappiamo che aver fondato l'impresa sulla fiducia nelle persone coinvolte, e su un'economia fonte di progresso anche sociale ed intellettuale, ha dato i suoi frutti. Ancora una volta il teatro offre una preziosa occasione per fare riflettere in modo ironico, giocoso ed energetico sulle mille sfaccettature della nostra quotidianità».

Dopo un'attenta operazione di recupero di informazioni e notizie riguardo le figure degli industriali di Ivrea, Vacis e Curino hanno consacrato la loro arte a queste due figure, facendo sottolineare, sulla scena, la loro peculiarità dalla voci narranti della madre di Camillo, Elvira Sacerdoti, e della moglie Luisa Revel, personaggi fondamentali dell'allestimento e protagoniste silenziose ma presenti durante la realizzazione del sogno olivettiano.

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