Sepolti fuori dalle mura del basket europeo nella giornata in cui l’Italia aveva trovato una parte del coro e persino i tre tenori, prima Bargnani, 22 punti alla fine, ma 17 nei primi 20’, poi alla fine del secondo quarto chiuso sul 48-41 i tiri ignoranti del Belinelli da 19 punti con la voglia matta di vendicarsi (lui?) delle critiche, infine uno sprazzo del Gallo vero (18 zoppicando) fino a quando è svanito pure lui nella mischia e nella polvere dell’arena di Siauliai. Tutto inutile. Europa addio dopo aver perso un’altra volata 91-84, 10-2 in 1’16”.
Toreati dalla Francia che ci ha lasciato senza orecchie per sentire il conto finale quello che abbiamo passato con i piedi inchiodati a terra mentre i francesi volavano e ascoltavano il canto di Tony Parker molto lontano da dove si decideva l’incontro. Il genio di San Antonio era stato annullato dalla difesa italiana, da David Hackett, ma erano altri ad infilare la spada fra le corna ad 1’16” dalla fine quando dopo l’ultimo vantaggio costruito da Gallinari (82-81) è arrivata la tempesta Diaw-Batum i signori degli anelli in una partita dove abbiamo preso 17 rimbalzi in meno dei nostri avversari pagando ogni tassa in chili, centimetri e anche talento.
Se in tre partite chiave perdi sempre alla stessa maniera non puoi dire che è un caso. Certo non avevamo avuto i tenores sgargamella così intonati tutti insieme contro Serbia e Germania, così come il coro, più Hackett di Mancinelli, più Carraretto di Mordente, ma comunque è andata alla stessa maniera e bisogna dire che delle tre corazzate di Siauliai la Francia è quello più completa se può uscire imbattuta in una partita dove ha messo il primo tiro da 3 solo nel 4° tempo, dove Parker era nella versione che fa infuriare l’allenatore di San Antonio quando il suo genietto dorme nella lampada e non ci ricorderemo certo dei suoi 8 punticini e dei 4 assist che ha servito.
La partita l’hanno fatta altri, prima Batum, il ragazzo di Nancy che ha lasciato Portland e che volava dietro le nostre linee accarezzando palloni d’oro per 20 punti, 5 rimbalzi, tanto lavoro, poi si è presentato alla platea europea Boris Diaw il munifico, quello che ha aperto in Senegal una scuola per giovani, il figlio della Riffiod, grande pivot del basket francese, e del saltatore in alto africano Issa.
Niente da fare se poi il Gelabale utilizzato soltanto nella seconda parte di gara fa cose che annichilisco i tenori quando hanno bisogno di etere per respirare, se Noah si prende tutto il cielo sotto canestro e segna pure, se il Traorè trattato a Roma come un Crosariol qualsiasi infila 11 punti che sono stati prima il collante e poi il dolore.
Azzurra morbida torna verso casa sentendo rumore di vetri rotti perché davanti alla realtà, dovendo confessare i suoi peccati originali, che poi sono quelli di tutto il basket nazionale che si era gasato respirando da povero la benzina che portavano i tre tenorini Nba, dovendo ammettere che in un gioco dove le doti atletiche valgono quelle tecniche noi siamo da quinta fascia come sanno anche quelli dell’atletica e del presunto sport nella scuola.
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