Doveva essere un'audizione a tutela di Sigfrido Ranucci, è diventata un'aggressione M5s al governo basata su una delirante ipotesi: il centrodestra mandante della bomba al vicedirettore Rai e il sottosegretario a Palazzo Chigi Giovanbattista Fazzolari mandante di un pedinamento dei Servizi.
È bastata una domanda a far secretare l'audizione: «Dopo una puntata di Report sul presidente del Consiglio Giorgia Meloni, lei ha dichiarato di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Fazzolari: ci racconta meglio l'episodio e ci fa capire se ci può essere se una connessione con quello che gli è accaduto?», chiede l'ex pm antimafia Roberto Scarpinato. Ranucci ha chiesto di secretare la risposta, visto che l'indagine sull'attentato davanti casa sua a Pomezia del 16 ottobre, in mano al pm Carlo Villani, è appena partita e sarebbe ancora senza una direzione precisa, alimentando le suggestioni.
«Pur di attaccare il governo si è superato il limite del buonsenso», replica Fazzolari, inorridito «al pensiero che un ex magistrato non si faccia scrupolo a muovere gravissime accuse infondate. Mi auguro che Ranucci abbia avuto il decoro di non assecondare questo delirio». Collegare la bomba con la Meloni e Fazzolari è una bufala, come ha ribadito persino Ranucci («una stupidaggine») ieri sera da Bianca Berlinguer su Rete4.
Sappiamo che tra lui e Fazzolari non corre buon sangue da mesi: galeotto il servizio All'Armi siam banchieri! di Giorgio Mottola contro il sottosegretario, accusato di aver «agevolato» il matrimonio Mps-Mediobanca. Un'accusa per cui Fazzolari ha chiesto 100mila euro di risarcimento, più altri 50mila dopo che lo scorso marzo Ranucci, rispondendo all'eurodeputato Marco Tarquinio, lo aveva accusato di averlo fatto pedinare «almeno in una occasione». «Non ho alcuna possibilità di attivare i nostri servizi di intelligence, qualora la avessi non farei sprecare tempo, energie e risorse dello Stato per controllare una figura ininfluente come Ranucci», fu allora la replica di Fazzolari, che oggi aggiunge: «Mi auguro che il giornalista abbia avuto il decoro di non assecondare questo delirio e l'onestà intellettuale di ritrattare quest'accusa surreale». In attesa dell'audizione in Vigilanza Rai di oggi sul Garante della Privacy, dalla Berlinguer il vicedirettore Rai dice di aver saputo da una sua fonte legata ai Servizi di essere stato quantomeno «monitorato» dall'intelligence dopo una puntata sul padre del premier.
Ad alimentare le suggestioni su un asse Meloni-Fazzolari contro Report è invece Scarpinato, la cui credibilità investigativa è nella polvere. «Non ho insinuato un collegamento tra lui e l'attentato a Ranucci, mi sono limitato a fare domande», si schernisce. La presidente dell'Antimafia Chiara Colosimo da tempo medita di escluderlo dai lavori perché l'ex Pg di Palermo è stato intercettato insieme all'ex pm Gioacchino Natoli, sotto inchiesta per favoreggiamento alla mafia a Caltanissetta con Giuseppe Pignatone, prima di un'audizione.
Scarpinato è talmente convinto del legame tra eversione nera, P2, 'ndrangheta e mafia da aver costruito un indagine senza fondamento chiamata Sistemi criminali. Casualmente anche Ranucci, nelle scorse settimane, ha detto di voler tornare sui legami tra estrema destra e mafia. Ma in questi trent'anni la caccia ai fantasmi, compreso Silvio Berlusconi mandante delle stragi del 1992 in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino - non ha prodotto né esiti investigativi solidi né sentenze. Anzi, le Procure di Palermo e Caltanissetta lavorano al dossier mafia-appalti come possibile movente alternativo alla pista nera. Lo stesso dossier che Pignatone, Scarpinato e altri pm allora archiviarono in fretta, anche perché chiamava in causa imprenditori della borghesia mafiosa palermitana in affari con alcuni di loro.
Il rischio è che persino la stessa Antimafia finisca nel mirino di Report, colpevole secondo la vecchia guardia di magistrati e il codazzo di sedicenti cronisti antimafia di non dare credito a queste vuote suggestioni, a cui ormai non crede più neppure la magistratura.