Alloggi spartani per i Grandi Le conferenze nel palasport

Dietro le quinte del G8 dell'Aquila, lì dove tutto si prepara: la Scuola della Guardia di finanza «Vincenzo Giudice» di Coppito

Alloggi spartani per i Grandi Le conferenze nel palasport

nostro inviato all'Aquila

Il sipario si alza, il piazzale è vuoto, enorme, duecentocinquanta metri per lato. Decine di operai sono al lavoro sotto la scritta «nec recisa recedit», nemmeno spezzata arretra. Siamo dietro le quinte del G8 dell'Aquila, lì dove tutto si prepara: la Scuola della Guardia di finanza «Vincenzo Giudice» di Coppito. La piazza d'armi dove correvano le ambulanze quando si scavava nelle case distrutte, dove L'Aquila aveva pianto i suoi morti nel venerdì Santo, è ora l'ingresso del vertice mondiale. È la prima volta che si può entrare qui dentro da quando i preparativi sono entrati nel vivo. Mancano quattro giorni all'inizio del G8 dei Grandi.

Intorno ci sono le montagne, spuntano oltre le palazzine che hanno retto alla scossa del 6 aprile. Anche questo posto può spezzarsi ma non cede. Ha perso intonaco e si è crepata in alcuni punti, ma la struttura non ha lasciato nemmeno un centimetro al terremoto. «Siamo pronti a fronteggiare qualsiasi evenienza», ripete il capo della Protezione civile Guido Bertolaso: «Tutte le delegazioni straniere sono state piacevolmente stupite». A otto chilometri da qui la gente dell'Aquila aspetta nelle tende che la terra si fermi. Anche ieri una scossa, poco prima delle tredici, 2.4 gradi della scala Richter. Ma qui raccontano che la paura grossa adesso è nella zona di Montereale, Campotosto, verso i Monti della Laga: lì c'è un'altra faglia che si teme si possa riattivare.

Qui dentro, nella Scuola che non si spezza, c'è talmente tanto da lavorare che non si può pensare alla paura, anche se questo tremare continuo «ci stanca, non ne possiamo più», confida un finanziere. Gli operai neanche ti guardano, continuano a staccare sampietrini a torso nudo, perché il sole dell'Aquila è sole di montagna, brucia. Girano con piccoli trattori, sistemano i gradini, intonacano le pareti delle palazzine. Alcuni di loro hanno quello stesso grugno pieno di dignità del giorno dei funerali, in questo stesso piazzale. E allora capisci: è gente di qui. Per molti questa è la voglia di ricominciare: «Più di mille persone stanno lavorando nella cittadella - racconta il responsabile del G8 per la Protezione civile, Marcello Fiori - Abbiamo coinvolto quasi esclusivamente società abruzzesi, di cui molte colpite direttamente dal terremoto». Visi arrossati dal calore, odore di vernice: questo si sente e si vede qua dentro.

I totem, con il logo del summit, dicono: «From La Maddalena to L'Aquila», un piccolo omaggio alla Sardegna che ha perso il suo G8. Rimane anche il disegno: quattro tartarughe e la sfera del mondo. Non ci sono aquile, il simbolo qui è questa terra che ancora freme.
Le palazzine degli allievi ufficiali sono state trasformate in alberghi, con i nomi delle più note città italiane: Hotel Roma, Hotel Firenze. Sono costruzioni modeste: tutto qui è «semplice e dignitoso, non ci sono sfarzi, non ci sono lussi» dice Fiori. In questi hotel dormiranno le delegazioni. Non sono in programma cene di gala, ma soltanto «colazioni di lavoro»: si pranza nella ex palestra, alla destra della piazza d'armi. Per spostarsi, 33 auto elettriche. Sarà un vertice «ecocompatibile: cibo ecologico, raccolta differenziata». Le conferenze degli Otto si terranno nel palazzetto dello sport.

In alto, verso l'eliporto, si vedono i due edifici, di colore beige, a quattro piani, per le delegazioni americana e italiana. Lì accanto, fuori dal muro di cinta, c'è una strada asfaltata, il cemento è fresco. La macchina fotografica ci è stata controllata dalla Guardia di finanza proprio per uno scatto in quel punto da dove si vedono gli alloggi di Obama e Berlusconi, il più sensibile. Foto cancellata. Lungo tutto il recinto sarà predisposto un cordone di sorveglianza con tiratori scelti. Da oggi la «fortezza» sarà isolata e diventerà zona rossa. Dall'alto vigilerà anche un aereo Predator (senza pilota).

Qui nella scuola della Finanza si respira L'Aquila, con le sue montagne e con la sua gente, ma anche il made in Italy. Il gioiello di questo summit sono le mostre d'arte: sono esposti uno spartito autografo della «Tosca» di Puccini, con la sua firma, un codice di Leonardo da Vinci, una vita di San Francesco scritta da San Bonaventura, un violino del 1566, e anche la Fiat Cinquecento. E poi c'è l'arte salvata, le Madonne delle macerie: quella di Collemaggio, la Madonnina di Onna, la Vergine di Roio.

Ai capi di Stato saranno mostrate le immagini straordinarie dei pompieri sospesi sui rosoni delle chiese. In una terza sala, quaranta schede di monumenti distrutti o compromessi che si possono «adottare». Alcuni restauratori mostreranno agli ospiti come si ridà la bellezza a un'opera d'arte sfregiata dal terremoto.

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