Un’altra nave pronta a sfidare l’embargo Israele: non passerà

nostro inviato a Haifa

La battaglia di Gaza continua. Il fronte aperto è diplomatico oltre che militare. Cinquecento cittadini sono stati trattenuti da Israele in attesa del rimpatrio, molti si trovano ancora in prigione. La Nato chiede di «liberare i detenuti», l'Onu, la Francia, la Turchia si muovono con durezza, l'Iran alza i toni e all'unisono i vertici di Hamas.
Tel Aviv si sente sotto assedio. Il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, accusa l'Onu di essere «ipocrita» dopo che l'alto commissario per i Diritti umani, Navy Pillay, accusa: «Se Israele avesse tolto il blocco, non sarebbe al centro di una bufera». Lieberman ricorda le cinquecento persone uccise negli ultimi mesi in Thailandia, Algeria, Pakistan, India, Iran senza clamori né sanzioni.
Il blitz della Marina israeliana sulle barche di Free Gaza ha toccato i nervi di mezzo mondo. Seicento fermati, molti detenuti nel carcere di Beer Sheva in attesa di accertamenti, poi lentamente rilasciati. Quaranta i turchi, quaranta britannici, nove francesi, un gruppo di tedeschi tra cui due deputate, sei italiani. I nostri connazionali stanno bene, assicura il sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi, dopo che l'ambasciatore a Tel Aviv li ha visitati in carcere. Sembra che la più provata sia l'unica donna del gruppo, la giornalista torinese Angela Lano. E il ministro degli Esteri Franco Frattini fa sapere in serata che «non sono voluti andar via: hanno chiesto il processo di identificazione». Potrebbero volerci circa tre giorni per il rientro in Italia.
La Turchia è il paese più colpito, con quattro morti e quaranta fermati e il premier Tayyip Erdogan chiede una reazione degli Stati Uniti e va giù con durezza: «Il comportamento di Israele deve essere punito». Il governo nel pomeriggio di ieri ha anche mandato due arei militari a Haifa per verificare le condizioni degli attivisti trattenuti negli ospedali nella città al nord del Paese e riportarli a casa. La Francia alza la voce ed «esige la liberazione immediata dei suoi cittadini». Il presidente Nicolas Sarkozy parla di «uso eccessivo della forza» e insiste insieme all'Onu e all'Unione europea per l'apertura di un'inchiesta internazionale. Il premier italiano Silvio Berlusconi si dice «profondamente preoccupato» e auspica che «Israele dia un deciso segnale per la soluzione della situazione umanitaria a Gaza».
Si contano nuovi morti. In un conflitto con l'esercito israeliano scatenato da miliziani delle falangi Naser Salahuddin poco a nord di Gaza, hanno perso la vita due palestinesi e altri due sarebbero rimasti uccisi da un areo militare. L'Egitto, per alleggerire la tensione, ha aperto il valico di Rafah, piccolo confine con Gaza solitamente sbarrato se non per qualche giorno al mese. Ma è una soluzione a tempo, perché l'Egitto non sembra intenzionato a liberare definitivamente il passaggio.
La Striscia è ancora meta di abbordaggi del Free Gaza Movement e l'opinione pubblica d'Israele guarda con preoccupazione a ciò che potrebbe accadere se si dovesse arrivare a un nuovo braccio di ferro tra i contestatori e l'esercito. La prossima barca in arrivo, irlandese, si chiama Rachel Corrie, faceva parte della flottiglia Free Gaza, è rimasta ferma a Cipro per quarantott’ore per motivi logistici e adesso è pronta a dirigersi verso le coste di Israele. Ma il viceministro della Difesa israeliano Matan Vilnay ha già fatto sapere che non passerà. Il vero problema sarà la tattica da adottare per fermarla.

A bordo anche il Nobel per la pace Maired Corrigan Maguire, premiata per la sua attività in Ulster, che ha fatto sapere: «Nessuna nave degli aiuti porta armi ma solo aiuti puramente umanitari... la nave deve giungere a Gaza per mostrare che il mondo ci tiene».

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