Altre sartorie

Questa volta il quotidiano del neo Rinascimento morale, La Stampa, ha tuonato contro «la subordinazione del giornalismo alla politica» e ha deprecato un’intercettazione in cui Bruno Vespa assicurava che avrebbe «confezionato addosso a Fini» una puntata di Porta a Porta. Orrore. Il conduttore parlava col portavoce di Fini perché voleva quest’ultimo in trasmissione, cose normali che si fanno e che si dicono, come pure è normale che il portavoce di un leader politico s'informi su chi sarà presente in studio e che esprima preferenze o persino condizioni, se può permetterselo. Lo fanno in tanti, ma alla Stampa non lo sanno. Rutelli è solito verificare che il dibattito non sia sbilanciato a suo sfavore, per anni D’Alema declinava in presenza di Tremonti, Tremonti declinava in presenza di Tito Boeri, Casini non gradiva colleghi inferiori di blasone: eccetera. Divertente, poi, che La Stampa punti il dito contro «l’abitudine diffusa» di porre veti sull’intervistatore di turno: «Provate a chiederlo», scrivono, «a questo o a quel conduttore di grido: risponderanno che a loro non è mai successo». Giusto, proviamo a chiederlo.

E alla Stampa comincino magari a casa loro, a proposito di intervistatori di fiducia. Chi intervista Berlusconi? Augusto Minzolini. Chi intervista Fassino? Federico Geremicca. Chi intervista Bertinotti? Riccardo Barenghi. Tutte interviste cucite addosso?

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