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«Altro che miracolo Hillary ha vinto con i voti truccati»

Il democratico Dennis Kucinich chiede e ottiene il riconteggio: «Le cifre non tornano, le urne elettroniche premiano solo lei»

«Altro che miracolo Hillary ha vinto con i voti truccati»

Le schede per le primarie nello Stato del New Hampshire saranno ricontate. È l’effetto della richiesta di due candidati minori, il repubblicano Albert Howard (che avrebbe ricevuto in tutto lo Stato la miseria di 44 voti) ma soprattutto il democratico Dennis Kucinich, che non crede alla vittoria di Hillary Clinton nello New Hampshire. Cita «numerose evidenti anomalie» e chiede che vengano ricontate le schede. Non usa mai la parola brogli, ma l’accusa, implicita, è pesante. Altro che lacrime, altro che solidarietà femminile: il fattore decisivo sarebbe stato il voto elettronico; naturalmente truccato.
Il condizionale è d’obbligo e il solo sospetto sconvolgente, ma gli indizi sono plausibili; come emerge dall’analisi dei voti definitivi. Nei seggi in cui il voto è stato espresso su schede cartacee, Barack Obama ha staccato di quattro punti l’ex first lady (38,7% a 34,7%); ma in quelli elettronici il rapporto si ribalta: lei è prima con il 40,1%, lui secondo con il 35,7%. Il tutto in un contesto caratterizzato da irregolarità, anche in campo repubblicano.
Uno dei candidati conservatori, Ron Paul, ha scoperto che in alcune contee sono stati annullati molti voti a suo favore. In un seggio della città di Sutton, ad esempio, gli erano state attribuite zero preferenze, ma dopo le sue proteste è risultato che ne aveva ricevute 31. La commissione elettorale si è scusata, spiegando che erano state cancellate «per un errore umano»; ma lo stesso è accaduto a Greenville e in altre località.
E non è l’unica stranezza. Il raffronto tra voto elettronico e manuale dimostra che tutti i candidati democratici hanno perso qualche punto: Obama tre, Edwards lo 0,8%, lo stesso Kucinich lo 0,6%, Richardson l’1,2%. Tutti tranne Hillary, che ha guadagnato il 5,4%. Anche nel partito rivale sono emerse discrepanze. John McCain ha perso tre punti percentuali, Mike Huckabee e Ron Paul due, mentre Mitt Romney ha guadagnato addirittura l’8% e Rudolph Giuliani lo 0,5% per cento.
Lo stesso Paul, un liberista del Texas poco gradito all’establishment, non si spiega la differenza abissale tra i sondaggi e l’esito finale: alla vigilia era dato terzo con il 14%, è finito quinto con il 7,2%. Solo fortuite coincidenze? Il governo di New Hampshire assicura di sì: «È stato tutto regolare», ha dichiarato il vice segretario di Stato David Scanlan. Il voto elettronico, però, convince sempre meno: il New York Times ha appena pubblicato una lunga inchiesta in cui evidenzia le numerose tare di un sistema che velocizza il conteggio alla chiusura delle urne, ma che risulta facilmente violabile. «Possiamo aver fiducia in queste macchine?», si chiede il Times. No, rispondono a distanza tre docenti dell’università di Princeton, che hanno dimostrato come bastino due minuti per installare un software in grado di modificare a piacimento i dati ufficiali senza lasciare traccia.
La gamma dei trucchi è impressionante: programmi che si attivano a tempo, virus installati ad arte, inspiegabili blocchi di sistema che richiedono, a urne aperte, interventi di tecnici specializzati per «cambiare la memory card», stampanti che si inceppano in continuazione vanificando la verifica cartacea del voto espresso sullo schermo di un computer.

Alcuni giornali Usa hanno svelato che la società che ha installato le macchine elettroniche nel New Hampshire, ha fatto altrettanto in Connecticut, Massachusetts, Vermont, Maine e in diverse contee della Florida. Cinque Stati dove le primarie verranno seguite con molta attenzione.
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