Amato: «Anch’io tra i premier papabili, ma sono felice che sia Monti»

Mario Monti? «Un presidente del Consiglio adatto e molto efficace. Sono contento che sia lui a fare il premier, anche io ero fra i papabili...». Sarà per lo scampato pericolo di ripassare alla storia come il presidente del Consiglio artefice della manovra più dura prima di questa (quella del ’92, nota per il prelievo del 6 per mille dai conti correnti e della quale Amato oggi dice: «Non sono pentito, fu un metodo intelligente anche se un po’ hard, però non mi dispiace di aver perso il primato»), o in ossequio a normale cavalleria, ma l’ex premier Giuliano Amato, ospite ieri sera a In Onda, la trasmissione di approfondimento di La7 con Nicola Porro e Luca Telese, parla del premier in carica senza lanciare affondi. Anche se, sul decreto varato, non è che sia del tutto d’accordo.
«Queste liberalizzazioni – dice Amato – non sono perfette e complete. È innegabile che la concorrenza sia il motore vitale in tanti settori, ma queste liberalizzazioni non possono essere tutte uguali. Prendiamo i tassisti. Il settore va regolamentato ma senza creare danni peggiori, se no diventiamo come Santiago del Cile, dove quando fu istituita la liberalizzazione fu il caos: chiunque prendeva una macchina, la dipingeva di giallo, metteva la targa taxi e andava. Terrificante».
«Ni» alla ricetta Monti, dunque. Anche se Amato ammette: «È una manovra pesante, ma non credo che avesse alternative, la recessione stava arrivando, in tutta l’Eurozona». Parlano le categorie. I farmacisti si lamentano di non essere stati ricevuti dal ministro della Salute, Renato Balduzzi. Amato è con loro: «Hanno ragione, un errore non sentirli. Chi li doveva ricevere, il ministro per i Beni culturali?». Si continua, si parla, è inevitabile, di Casta. E, inevitabilmente, la discussione scivola anche sulla pensione d’oro dell’ex premier, 15mila euro netti al mese: «È stata data – ricorda Amato – un’immagine orribile di me, che non merito. L’immagine di un intrallazzatore avido di soldi che ha utilizzato il suo essere azzeccagarbugli per cumulare soldi. Non è vero, non sono un cumulista, io tendo sempre a non farmi pagare. Quando si scrive che io ho fatto una finanziaria per rendere compatibile la mia pensione al trattamento da ministro è falso. Io non ne fruivo, ho rinunciato a quel trattamento, anche ora lo faccio».

Amato, che da premier fu il primo a introdurre il contributo di solidarietà a carico delle pensioni d’oro, difende però i trattamenti pensionistici elevati: «Cosa va considerata diseguaglianza intollerabile, quando questo governo ha stabilito il massimo di stipendio nel settore pubblico a 305mila euro l’anno? Significa che quella fino 300mila è una diseguaglianza accettabile? È il settore privato che ha istituito dei trattamenti che creano distanze non sopportabili».

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