Piccoli grandi gesti che loro stessi si rifiutano di chiamare deroismo. Solo per modestia, solo perché considerano il loro lavoro molto più di un lavoro. «Grande senso civico e straordinaria capacità professionale» la motivazione ufficiale con cui il sindaco Letizia Moratti ha consegnato ieri nella sala dellOrologio di Palazzo Marino lAmbrogino doro allautista dellAtm Angelo Antonio Cappellano e due attestati di merito alle vigilesse Maria Teresa Valnegri e Chiara Maria Antonietta Sirtori. Il primo per aver salvato, lo scorso 9 febbraio mentre era alla guida dellautobus numero 49, una giovane donna dallaggressione di un immigrato irregolare. Le seconde per aver prestato aiuto a un giovane disabile su cui, nel sottopasso Tonale, aveva commesso violenza un algerino clandestino.
«È per me un privilegio - le parole della Moratti - premiare questi atti perché danno fiducia ai cittadini nelle istituzioni. E i cittadini hanno bisogno di sapere di essere protetti e in mani sicure». Una «premiazione importante perché è indispensabile che le istituzioni dimostrino di non ignorare chi compie il proprio lavoro mettendoci qualcosa di più: cuore, generosità, altruismo e coraggio». E, nel caso delle agenti della polizia locale, «anche una particolare sensibilità tutta femminile». Delicatissimo, infatti, il caso del disabile da aiutare. «Non è stato facile - raccontano -. Abbiamo prima dovuto conquistarci la sua confidenza. Farlo sentire a suo agio, fargli capire che ci interessavamo a lui. Gli abbiamo parlato molto». Soddisfazione per lattestato? «Non ce lo aspettavamo. Ma è il coronamento di tanti sacrifici, Milano è una città difficile, complessa, con tanti extracomunitari. Ma alle spalle abbiamo una struttura molto efficace». Come conferma il capitano Emiliano Bezzon. «Sono brave. Come tutti i loro colleghi. Fanno un lavoro difficile con un impegno straordinario».
Difficile è anche il lavoro dellautista sui mezzi pubblici. «Ci sono spesso risse - racconta Cappellano - litigi». E voi? «Noi dobbiamo cercare di calmare gli animi. Mica siamo sceriffi». E così ha fatto quel giorno per salvare la ragazza. «Un po di esperienza, ventanni sui bus insegnano qualcosa. Io un eroe? Ma no. Ho fatto soltanto quello che tanti miei colleghi fanno ogni giorno». In condizioni sempre più difficili.
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