Una cosa così non si era mai vista. Nemmeno quando l’Italia nel 2006 vinse la coppa del mondo e pensare che in quel caso si trattava di una vittoria condivisa e sentita, forse, da una nazione intera. Milano, il giorno dopo la festa dell’Inter si risveglia ancora con i clacson dei reduci nerazzurri che rientrano alle prime ore del mattino a casa e un odore acre di birra, alcol, rifiuti, liquami che si solleva dalle strade delle vie più centrali. Ancora, sì. Nonostante la prima pulizia dell’Amsa alle 8, quando finalmente le piazze si liberano dalla folla, abbia tolto gran parte, se non tutto, il tappeto di rifiuti. Ma ci sono anche i cestini divelti, i cocci di vetro che si sono infilati ovunque, nei parchi, in mezzo alle aiuole, tra le lastre di marmo di piazza del Duomo. E poi, quei sanitari che erano stati messi a disposizione del pubblico e che sono stati distrutti, selvaggiamente. «Non ci sono soltanto rifiuti: ma anche escrementi, postazioni mobili divelte. Ci vorranno tre giorni di lavoro straordinario per pulire la città - fanno sapere dall’azienda milanese -. Sicuramente fino a martedì, ma è possibile che si vada anche a mercoledì. Quasi ininterrottamente, giorno e notte. È la prima volta che succede una cosa del genere: è andata nettamente peggio dei mondiali». In Duomo, all’Arena, al Castello e nelle zone più calde della città, dove normalmente la pulizia è di sette giorni su sette, l’Amsa ha dovuto aggiungere una squadra straordinaria di intervento. Difficile prevedere il costo complessivo dell’operazione. Perché i danni, ancora ieri, non erano quantificabili e si dovrà aspettare oggi o domani per avere un’idea più precisa di quanto è costata a Milano questa notte di delirio. «Le squadre dell’Amsa sono subito entrate in azione - precisa l’assessore comunale all’Ambiente, Paolo Massari -. Ma ieri mattina per riuscire a supportare la situazione, hanno dovuto spostare mezzi e uomini da altri punti della città. Al momento, il decoro minimo è stato riportato su piazza del Duomo, all’Arena e in Centrale. Ma i disagi per i cittadini dureranno ancora qualche giorno». Senza contare i borseggi, i litigi tra tifosi rivali finiti a pugni e botte in alcuni casi, gli interventi della Volante, del 118 e dei vigili del fuoco per spegnere i falò che i tifosi hanno acceso davanti alla Madonnina e sul sagrato della cattedrale incuranti di qualsiasi simbolo sacro da rispettare. «Danni ce ne sono. C’erano 150mila persone fra il Duomo e l’Arena - spiega il vicesindaco De Corato -. Il problema è che 150mila persone non sono un numero rispetto al quale si può intervenire. Come facevamo a dirgli di non andare in piazza del Duomo e a non mettere i maxischermi? Saremmo stati attaccati da tutto il mondo... ». Lo stadio certo, si poteva aprire anche prima delle due del mattino, continua l’assessore alla sicurezza, ma nessuno ci sarebbe andato. Perché la piazza simbolo di Milano è il Duomo, e l’Inter è una squadra di questa città. «Sui danni c’era d’aspettarselo. È il prezzo dell’inciviltà, l’effetto folla produce questi risultati. Ripeto: come si fanno a limitare 150mila persone? Si sarebbe scatenata una guerra tra polizia e tifosi». Per un momento Carlo Fidanza mette da parte la gioia da tifoso interista.
«Sarebbe stato opportuno fare un’ordinanza ad hoc per vietare la vendita delle bottiglie di vetro. Esiste per la movida e non vedo perché non ripeterla. Per i mondiali andrà fatta e ci sarà bisogno di più agenti della polizia locale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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