Analisi Bankitalia Liguria, ripresa lenta Risparmio delle famiglie al lumicino

Nessuna previsione, dalla sede ligure della Banca d’Italia, sull’andamento della crisi, ma numerose e approfondite analisi strutturali che sottolineano quanto siano lente, in Liguria, la ripresa e l’economia rispetto al resto del Paese e dell’Europa: è quanto mette in evidenza il documento «L’economia della Liguria» illustrato ieri dal Letizia Radoni, direttore della sede genovese di Bankitalia, e da Enrico Beretta. «Nella fase più acuta della crisi - spiega la dottoressa Radoni - la caduta dell’attività economica in Liguria è stata meno marcata della media nazionale: il peso dei servizi privati e pubblici, la ridotta propensione all’export, la rilevanza delle produzioni su commessa pluriennale e l’elevata anzianità media della popolazione hanno ritardato la sensibilità al ciclo dell’economia locale. Ma nel 2010 questi stessi fattori hanno ostacolato l’aggancio della regione alla ripresa economica contribuendo a una ripresa modesta e incerta rispetto al Paese. Secondo le informazioni disponibili, tale andamento è proseguito nei primi mesi del 2011. «Le industrie vanno un po’ meglio rispetto ad altri comparti - conclude Radoni - ma è una situazione a macchia di leopardo: si salvano solo quelle che hanno investito in ricerca e sviluppo». Note dolenti per l’occupazione, «soprattutto giovanile, che soffre rispetto ad altre fasce d’età» sono state sollevate da Beretta, secondo cui inoltre prosegue il lento percorso di ripresa avviato nel secondo semestre 2009 per la produzione e gli ordini dell’industria. Ma il loro livello è sensibilmente inferiore rispetto al periodo antecedente la crisi. Il lavoro e i bilanci familiari sono che maggiormente risentono della crisi. Il calo è più marcato di occupati si concentra nell’industria e nei servizi non commerciali. La flessione, come già nel 2009, tocca maggiormente la componente giovanile. Va male anche per i bilanci familiari costretti a erodere i risparmi: i depositi di imprese e famiglie liguri si sono ridotti del 3,1%.

Il valore dei titoli a custodia è diminuito del 2,5%. Le obbligazioni bancarie e corporate e io titoli di Stato risentono della flessione delle quotazioni indotta dalle tensioni internazionali e dall’aumentata percezione, in Italia, del rischio-Paese.

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