Ancelotti cerca in una notte tutte le vendette del Chelsea

Ancelotti cerca in una notte tutte le vendette del Chelsea

LondraUn sogno meraviglioso, una motivazione irresistibile. Sicuramente anche una cedola per garantirsi un nuovo contratto. Ma di certo non un’ossessione. Perché se Abramovich insegue la Champions League ormai da otto anni, licenziando allenatori con la spregiudicatezza di uno Zamparini qualsiasi, Ancelotti è sicuro che il suo destino allo Stamford Bridge non dipenda dal cammino europeo del Chelsea. Al contrario, si sente così in sintonia con il club che alla vigilia del derby britannico contro il Manchester United lancia un messaggio inequivocabile. «Mi piacerebbe allungare il contratto perché amo questi giocatori e questa società - le parole di Ancelotti -. Ovviamente non è una decisione che spetta a me, ma non penso di dover vincere la coppa per restare al Chelsea».
In verità Gourlay - direttore generale del Chelsea - non più tardi di due settimane fa aveva dichiarato che il futuro del tecnico italiano si sarebbe deciso solo a maggio. Incurante del contratto che lega Ancelotti al Chelsea fino al 2012, dimentico dello storico “double” vinto solo la scorsa stagione. Come a voler sottolineare - non senza una massiccia dose di ingratitudine - che sarebbero stati i risultati di questa stagione, non i trofei passati e neppure le sue qualità indiscusse, a stabilirne la permanenza a Londra. Nel frattempo però il Chelsea, uscito anzitempo dalla Fa Cup, ha definitivamente smarrito le ultime speranze anche in campionato. Il pareggio di sabato in casa dello Stoke ha allontanato i Blues a -11 dalla capolista United. Un distacco virtualmente incolmabile nonostante la gara da recuperare e lo scontro diretto a maggio all’Old Trafford.
Ma Ancelotti, nient'affatto intenzionato ad abdicare anzitempo il titolo domestico, non ci sta a trasformare l’appuntamento europeo come l’unica via di salvezza per una stagione diversamente da rottamare. Anche perché dopo l’inverno da incubo che ha compromesso la corsa in Premier League, sente che la sua squadra ha ritrovato fiducia e convinzione. Come dimostrato tre settimane fa, battendo in rimonta proprio i Red Devils. E dunque non la vuole caricare di altre tensioni. «La Champions League è un sogno per questa squadra, non un’ossessione. Penso piuttosto che sia una motivazione in più, il Chelsea merita di vincerla. Perché ne ha persa una in finale ai calci di rigore (Mosca 2008, in finale proprio contro il Manchester United). E un’altra volta in semifinale è uscito all’ultimo minuto. E contro il Liverpool è stato eliminato da un gol fantasma. Ho detto ai miei giocatori che hanno davanti a loro 450 minuti di calcio per vincere la Champions. Sono convinto che possiamo farcela».
Indisponibile in Champions League il brasiliano Luiz, la rivelazione dell’ultimo mese, tutte le attese sono riposte su Torres, ancora alla ricerca del suo primo gol dopo il trasferimento record dal Liverpool (in otto gare con la maglia dei Blues). Così da confermare il record del Chelsea, mai sconfitto negli ultimi nove confronti con lo United. Sei vittorie di cui tre da quando in panchina siede Ancelotti. «La condizione dei giocatori è buona, sia psicologicamente che fisicamente. Non abbiamo nessun problema, non vediamo l’ora che si giochi perché abbiamo la consapevolezza che se sapremo esprimerci al nostro meglio possiamo vincere. Ho grande rispetto per Sir Alex (Ferguson), sarà una grande partita, molto equilibrata. Conosciamo bene il Manchester United, almeno quanto loro conoscono noi. Ma di una cosa sono sicuro: vincerà chi meriterà di più». Una previsione all’insegna del più britannico fair-play.

Anche per questo Carletto non sente nostalgia di casa. Le sirene romane fischiano alle orecchie, il ritorno in Serie A è più di una romantica suggestione. Ma la priorità resta il Chelsea. Questa sera, di sicuro. Ma anche la prossima stagione, Abramovich permettendo.

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