Jacopo Casoni
da Milano
«Finché io sarò qui, Ancelotti sarà lallenatore del Milan. È un patto che abbiamo fatto noi due». Adriano Galliani festeggia così, rivelando una verità nascosta, il passaggio del turno. «Non chiedetemi commenti, il secondo tempo non lho visto. Ho passeggiato nervosamente, la mia età non mi consente di stare incollato al sedile sino alla fine. Farò come Boniperti, i secondi tempi li salto».
Meno sorridente Ringhio Gattuso, che si è reso protagonista di una sceneggiata poco sportiva nei confronti di Poulsen. Gli ha messo il dito sotto il naso, gli ha urlato in faccia, isterico. Il paradosso: il Milan batte lo Schalke, ma Poulsen batte Gattuso perché gli replicherà con un sorriso e il pollice destro alzato come per dirgli «bravo, hai capito nulla». Seedorf porterà via Gattuso, in tempo perché il tutto non degeneri in una rissa.
Più tardi spiega proprio Gattuso: «Dite pure che sono antisportivo, ma gli antisportivi sono altri. Io dico le cose in faccia, così volevo proprio dire a Poulsen ciò che pensavo di lui». Gli spaventi procurano sempre un po di adrenalina in eccesso. Gattuso parla anche dei gol presi immancabilmente a palla ferma: «Situazioni da rimediare in allenamento, anche restando unora in più, anche arrivando a casa con unora di ritardo. Chissenefrega ragazzi. Quando sono arrivato al Milan, io non giocavo così. E per migliorare ho lavorato. È il caso che tutti lo facciano per risolvere il problema».
Il sorriso di Kakà, uomo-partita, stempera tutto: «È giusto fare festa, Questo successo ci carica per il derby di domenica, una partita molto difficile. Come lo si preparerà? Ognuno come meglio crede, tanto arriveremo tutti belli carichi. Difesa allegra? No, va solo aiutata». Magari segnando due gol per volta.
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