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Ancelotti da Shevchenko a Vieri: «Io, pronto a stare sulla graticola»

L’allenatore del Milan anticipa la nuova stagione: «So gestire i miei campioni, basta dire che sono debole»

Franco Ordine

Carlo Ancelotti, contro il Chelsea ha capito che...
«È stato un buon test, sconfitta a parte. È il momento degli esperimenti, e la partita mi ha dato buone indicazioni».
Ad esempio?
«Nel primo tempo abbiamo sfruttato bene le fasce, mettendo in difficoltà il Chelsea, che pure è avanti come preparazione. Nella ripresa è calato il ritmo, ma sono soddisfatto».
Comunque, complimenti...
«Per cosa, scusi...».
Al primo intoppo, con Shevchenko, ha mostrato gli artigli...
«La storiella secondo cui sarei un mollaccione è una favola. Si faccia raccontare da qualcuno dei presenti cosa è successo negli spogliatoi di Lecce quando abbiamo dato l’addio allo scudetto: parlavo solo io e nel silenzio assoluto ho detto cose feroci. Quando c’è bisogno tiro fuori gli artigli».
C’era bisogno per Sheva?
«So io di cosa ci fosse bisogno. Non c’era bisogno invece di coinvolgere Paolo Maldini che è il capitano e non il portavoce dei vari giocatori del Milan».
«Radio Milanello» sostiene che Sheva ce l’avesse con Meersseman, responsabile sanitario e non col capitano.
«Questo lo dice lei».
Sempre «radio Milanello» annuncia che il prossimo da mettere in riga è Seedorf...
«Clarence si comporta da dio. Non siete informati. Anzi state tormentando uno dei miei».
Si riferisce ad Ambrosini?
«Certo. È per quella storia del cambio di ruolo. Hanno pensato di identificare in Ambrosini l’interessato e lo vedo sotto assedio. Meglio chiarire: non è Ambrosini e non so nemmeno se mai farò la proposta che avevo in testa».
Passiamo al mercato Milan...
«Lo ha dichiarato Adriano Galliani, non c’è alcun motivo per una discussione. Mercato chiuso. Sono a posto, mi dichiaro più che soddisfatto, coperto in tutti i ruoli».
È in grado di applicare il turn over come ha chiesto Berlusconi prima di acquistare Gilardino...
«Andate a rivedervi le cifre della passata stagione. Tra le grandi, se c’è una squadra che ha utilizzato il turn over, questa è il Milan».
A proposito di Gilardino, ha ringraziato Berlusconi?
«Non l’ho ancora sentito al telefono. Lo farò al ritorno dagli Usa. E non solo per dirgli grazie. Tutta la sua presidenza è segnata dalla capacità di investire bene per il Milan. E i tifosi ne hanno avuto la conferma: fino a quando ci sarà Berlusconi, il Milan resterà al vertice mondiale».
Si sentono giudizi stregati su Vieri: cosa ha fatto per stupirvi, corre su un piede solo?
«Nel nostro calcio ci sono molti luoghi comuni. Vieri sta lavorando da serio professionista, sul rendimento giudicheremo contando i gol e il contributo dato alla squadra. Il resto non conta».
Eleftheropoulos, visto faticare a saltare la corda, non dev’essere un granché...
«In Italia siamo capaci di discutere anche uno che ha giocato 40 partite in Champions League. Chiedete a Vecchi, che è il suo allenatore...».
La difesa a tre come va?
«Non s’inventa nulla in serie A e in particolare, al nostro livello: impossibile. L’anno scorso, a Firenze e con il Liverpool nel secondo tempo, abbiamo improvvisato lo schieramento a tre. Le prove sono cominciate, e anche contro il Chelsea, nella ripresa, non è andata male. Non mi preoccupo: quando hai tra gli interpreti gente del livello e dello spessore di Nesta, Stam e Maldini, puoi dormire sereno. Bisogna solo trovare gli automatismi».
Ha notizie di Shevchenko?
«Ha ripreso ad allenarsi quando siamo partiti per gli Usa: al nostro ritorno lo troveremo lucidato e determinato».
Ma lei si sente ancora sulla graticola?
«Non lo sono né più né meno di altri allenatori, chiamati a vincere puntualmente. Penso alla Juve, all’Inter, a Capello e Mancini».
C’è uno dei suoi che l’ha stupita positivamente?
«Sì ma non intendo fare nomi. È troppo presto».
Come è riuscito a ricucire il rapporto con Kaladze?
«Parlandogli chiaro il giorno in cui è tornato sui suoi passi e ha scelto di firmare un contratto lungo cinque anni con il Milan. Lui può contare su una garanzia: se merita, gioca. La legge è uguale per tutti».
Nella sua carriera c’è una curiosa legge del secondo anno. Alla Juve è arrivato secondo per due stagioni di fila, al Milan ha vinto per due volte di seguito. È reduce da un anno magro: cosa fa?
«Non ci ho mai fatto caso.

Non tocco ferro e sfido tutti: vediamo alla fine cosa succede».

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