Marcello Di Dio
da Roma
Arriva Ronaldo, potrebbe partire Ricardo Oliveira. Il nome dell'ex attaccante del Betis Siviglia viene depennato rapidamente dalla lista dei convocati per il match di Roma. Così sull'aereo delle 18.30 che ieri ha condotto i rossoneri nella Capitale e nel consueto ritiro nella zona di Villa Pamphili, sono saliti in venti. A loro il compito di ribaltare il pronostico che, dopo il 2-2 dell'andata, vede favorita la Roma per un posto in finale di coppa Italia. «Noi ci proviamo», è il grido di battaglia di Carlo Ancelotti, che sogna la partita ideale: «Non subire gol e segnarlo al 90'. Ma si sa come va il calcio, magari fai tattica per 89 minuti e poi la rete non arriva. È una gara che va giocata senza calcoli, serve un gol a tutti i costi ma nel cercarlo dovremo saper essere pazienti e aspettare il colpo vincente». Magari facendo a meno degli svarioni di Dida, come quello offerto in occasione del gol di Pizarro all'andata. «È il solito Nelson, tranquillo, sereno e senza problemi», rassicura Ancelotti. Che stasera potrebbe proporre di nuovo il modulo a una punta, con la conferma di Gilardino (sta smaltendo la botta al piede) e Pippo Inzaghi pronto a subentrare dalla panchina. O, più probabilmente, l'ex parmense con il giovane Aubameyang. E per Massimo Oddo, alla prima partita esterna con il Milan, la sfida di stasera ha il sapore di derby. Tanto che avrebbe voluto la maglia rossonera numero 30 proprio in ricordo del 3-0 inflitto alla Roma nell'ultima stracittadina di dicembre.
In casa giallorossa non si pensa al rassicurante pareggio di una settimana fa a San Siro. «Il nostro è solo un vantaggio teorico - sottolinea Spalletti -. Spero in un approccio diverso rispetto a giovedì scorso, sarà una gara difficile contro una grande squadra». Ma dopo che anche la Snai ha decretato la vittoria interista nel campionato, la Roma alla coppa Italia ci tiene moltissimo. Nelle due precedenti semifinali con i rossoneri (90/91 e 92/93) si qualificò. «Per impostazione professionale voglio vincere tutto - dice ancora Spalletti - però non è mai così facile, bisogna fare un passo per volta per non sembrare presuntuosi e illudersi. Ma se non vincessimo la coppa non sarebbe un fallimento, i numeri dicono che la squadra sta facendo bene ovunque».
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