F ifa e Uefa, più direttamente Blatter (col sostegno di Platini), non sono schierati a difesa di un fortino ideologico o meglio ancora romantico, dentro il quale è possibile riconoscere il valore simbolico delle nazionali e altre retoriche questioni che appassionano, di solito, distratti e disinformati. No, tutti e due, con lausilio di qualche manager Uefa, tengono docchio una cassaforte, piena di franchi svizzeri, dove viene custodito il ricavato, gratuito, del torneo più prestigioso, il mondiale appunto, capace di generare incassi da mille e una notte, tra diritti tv, botteghino e sponsor. LUefa ha già distribuito parte della ricchezza attraverso il grande accordo partorito con la Champions league, la Fifa invece resiste, minaccia, spedisce avvertimenti mafiosi al G14 invece di regolare la questione con la convocazione delle parti e linizio di un negoziato. Dentro la cassaforte di Zurigo resiste una montagna di soldi ottenuta in modo gratuito, senza cioè pagare la mano dopera a carico dei club europei. A cosa servono quei soldi? Di solito a finanziare viaggi e campagne elettorali, e solo in piccola parte a garantire lorganizzazione del mondiale.
Con la scusa di rimpiangere il calcio di una volta, Platini difende il tesoro della Fifa ma si ritrova a duellare oltre che con Bettega con la documentata analisi di Beckenbauer, esponente di rango del G14, campione di razza del Bayern e adesso dirigente del club, abituato tra laltro a far quadrare i conti, senza ricorrere al finanziamento di azionisti generosi. Sul merito è opportuno centrare lattenzione.
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