Anche Golf VII continua a parlare italiano EFFICIENZA Uno dei motori può marciare con soli due dei 4 cilindri in funzione

Porto Cervo (Olbia)Al primo contatto con una nuova serie di Volkswagen Golf la sensazione di déjà vu è quasi scontata, perché l'auto che da 38 anni calca da protagonista la scena mondiale del settore ha il suo punto di forza nell'aver saputo conservare intatto, arricchendolo, il Dna delle origini: un patrimonio genetico che ha radici italiane - fu Giorgetto Giugiaro nel 1974 a firmare la prima Golf - e continua a parlare italiano grazie a Walter de Silva, grande capo del design del gruppo Vw che, insieme al responsabile design del brand Volkswagen, Klaus Bischoff, ha dato forma a Golf VII che da novembre si presenterà agli esigenti automobilisti italiani i quali tanto hanno contribuito al suo successo: degli oltre 29 milioni di Golf prodotte, 2,4 milioni sono state infatti vendute in Italia, dove si stima che 600mila siano tuttora circolanti. A influenzare sotto tutti i profili la settima serie di Golf è l'inedita piattaforma trasversale Mqb, facilmente modulabile (è destinata ad accogliere decine di modelli del gruppo Vw, prime tra tutte Audi A3, che ha da poco debuttato nella versione Sportback, e Seat Leon), che ha portato a un sensibile allargamento della carreggiata, grazie a cui il modello assume un aspetto indubbiamente più dinamico, e ha permesso di ridurre gli sbalzi e di aumentare il passo (2,64 metri). La lunghezza è ora di 4,25 metri, 5,6 cm in più rispetto alla VI edizione (la prima serie era lunga 3,70 metri), un valore ideale per il segmento C dove ha sempre rappresentato un benchmark, punto di riferimento che Golf VII, accompagnata dallo slogan «the key to perfection», vuole portare adesso nella fascia premium. Un'ambizione non più nascosta che ha positivamente influenzato il disegno e la scelta dei materiali dell'abitacolo, curato in ogni dettaglio e in perfetta sintonia con le linee esterne per quanto riguarda pulizia del disegno e la precisione di realizzazione. Il taglio sportivo è evidente, con una bella console, orientata verso il guidatore, dove può trovare posto lo schermo collegato al navigatore che adotta la tecnologia touchscreen di «prossimità» (non è più necessario toccarlo, ma basta avvicinare il dito). Vanto degli ingegneri di Wolfsburg è la riduzione di peso del nuovo modello, 100 kg in meno rispetto a Golf VI, una dieta dimagrante che fa scendere i consumi e crescere l'handling, il piacere di guida che è di livello assolutamente superiore qualunque sia il motore che batte sotto al cofano. Dei cinque disponibili al lancio (tre a benzina da 105, 122 e 140 cv, e due turbodiesel da 105 e 150 cv) abbiamo potuto guidare, su strade della Costa smeralda ormai poco trafficate, il diesel più potente e l'1.4 a benzina nella versione con sistema Act, che consente di marciare anche con soltanto due dei quattro cilindri in funzione. Impossibile percepire, anche acusticamente, il passaggio a 4 cilindri in questo motore che arriverà solo in primavera del 2013. Al volante della 2.0 Tdi, con 150 cv a disposizione, sia con cambio manuale sia con cambio a doppia frizione Dsg a 6 rapporti, l'esperienza è all'altezza della tradizione Golf e delle nuove ambizioni: risposta sempre immediata, marcia fluida in totale comfort, ma con la percezione della strada in ogni istante, sensazione di avere tutto sotto controllo grazie anche a un equipaggiamento di sicurezza di tutto rispetto. Standard sono, infatti, tra l'altro, l'Xds, per la stabilità, il Fatigue Attention e il sistema di frenata anticollisione multipla.

Per mettersi al volante della settima edizione del mito, nella versione a tre porte, ci vogliono almeno 17.800 euro, il prezzo della versione 1.2 Tsi Trendline. Al top la 2.0 Tdi Highline con Dsg a 28.200 euro. Per passare alle versioni 5 porte ci vogliono 800 euro.

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