Anche gli Hezbollah diventano un mazzo di carte

Padre di famiglia ucciso da un missile nella cittadina di confine di Nahariya: aveva appena sospinto moglie e figli nel rifugio

Massimo M. Veronese

Il giochino non è proprio nuovissimo, ma per trovare e classificare i propri nemici Israele si è fatta un mazzo così. Dodici carte soltanto, passate sotto banco dall’intelligence israeliana al quotidiano di Tel Aviv Maariv, per dare un volto alle ombre, per dare un nome allo stato maggiore degli odiati guerriglieri Hezbollah. L’avevano già fatto gli americani che, appena entrati in Irak, avevano messo nel mazzo l’organigramma dei vertici baathisti di Saddam Hussein. E sbancato il tavolo. Ora ci prova Israele anche se a scartamento ridotto, cominciando dall’asso pigliatutto, il peggiore di tutti, il Black Jack che governa tutti gli incubi, lo sceicco Hassan Nasrallah, il capo degli Hezbollah. Il re di cuori invece è un volto noto anche se nessuno sa più che faccia abbia: Imad Mughnyeh, palestinese, sciita, sospettato di aver partecipato all’11 settembre e responsabile, secondo Israele, del rapimento di due soldati. Da anni è uno degli uomini più ricercati del mondo, non c’è attentato da queste parti che in qualche maniera non porti a lui. Un solitario. Problema: come fu per Bernardo Provenzano l’unica foto disponibile è vecchia di secoli. Mughnyeh adesso ha un’altra faccia, ridisegnata dal bisturi, potrebbe essere chiunque. Anche un asso di bastoni.
Poi si passa dal re di picche, lo sceicco Naim Kassem, vice segretario generale di Hezbollah, al 9 di fiori, lo sceicco Sayyed Mohammed Fadlallah la cui abitazione è stata appena rasa al suolo, dal 10 di cuori Muhammed Yazbek, «responsabile delle questioni religiose», al 10 di picche Ibrahim Akil, comandante del Libano meridionale. Ma sono poco più di scartini. Le carte peggiori che ti possono capitare in mano sono il 9 di fiori, Haj Halil Harb, l’uomo che coordina il terrorismo con i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, e soprattutto il 9 di cuori, Qeis Obeid, arabo israeliano trasferitosi a Beirut anni fa, indicato da Israele come l’ideatore del rapimento di tre soldati israeliani in pattuglia sul Golan, sei anni fa, e del rapimento del controverso uomo di affari Elhannan Tenenbaum. Solo per vedersi restituire i loro cadaveri Israele fu costretta a liberare centinaia di detenuti palestinesi e libanesi.
Ma se gli israeliani danno alle carte il nome di un uomo i libanesi danno ai bambini il nome di un razzo. Mamma Kawkab al-Akli, per esempio, ha chiamato il suo piccolo appena nato nell’ospedale Labib di Sidone, sulla costa meridionale del Libano, «Raad» come i razzi a lunga gittata con cui i guerriglieri di Hezbollah colpiscono Israele.

«Ha voluto chiamarlo così - spiega papà Mohammed al-Khaled - per onorare la resistenza Hezbollah e il suo leader Hassan Nasrallah». Parto difficile, risolto dal cesareo. Il piccolo sta bene e la madre si sta riprendendo. Raad è l’ottavo figlio della coppia. Ma sulla rampa di lancio ci sono già Raad 2 e Raad 3. Gittata breve. Ma cresceranno.

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